Valérie Perrin, nota sceneggiatrice e moglie del regista Claude Lelouch (Un uomo, una donna), è la protagonista di un vero e proprio caso editoriale, grazie al suo secondo libro[1], Cambiare l’acqua ai fiori.
Il romanzo esce silenziosamente nell’estate del 2019, ma grazie al passaparola tra lettori e librai vende nel giro di un anno circa 180.000 copie, diventando un best seller internazionale e aggiudicandosi prestigiosi riconoscimenti letterari.
La protagonista, Violette, sopravvissuta alla prova più dolorosa della vita, è la guardiana di un piccolo cimitero del Nord della Francia. L’insolito lavoro non la rattrista, anzi ama prendersi cura delle lapidi, dei fiori, degli animali, mentre intesse e protegge il dialogo tra vivi del paese e i morti che sorveglia.
La capacità di lettura dell’animo umano con cui l’autrice tratteggia il personaggio di Violette trasforma ciò che inizialmente può apparire un racconto uniforme in una storia che, in un gioco quasi cinematografico, alterna costantemente più immagini e più voci, dando prova della lunga esperienza dell’autrice come fotografa di scena.
La vita di Violette scorre con apparente semplicità, fino all’improvviso incontro con il commissario Julien Seul. L’uomo vuole capire perché la madre, appena scomparsa, abbia lasciato scritta la volontà che le sue ceneri riposino sopra la tomba di un uomo a lui del tutto sconosciuto. L’avvio lento del racconto si lascia presto perdonare dalla potenza della trama con cui prosegue. Narrando il difficile percorso di vita di Violette, la scrittrice ci trascina nell’intreccio di altre vite le cui storie sono imprevedibili, ricche di suspense e coinvolgenti. In un alternarsi di momenti drammatici e di altri più ironici, le storie convergeranno infine in un caleidoscopio di realtà umane.
Molto ben scritto, profondo e mai banale, il romanzo si snoda attraverso una sovrapposizione di piani temporali complessa ma abilmente guidata. Violette è intensa, è viva, e parla alle anime del cimitero con umana e contagiosa tenerezza. La sua resilienza è ammantata di grazia e sensibilità: il suo stesso nome è un fiore. Un finale a colpi di scena costringe il lettore a congedarsi a malincuore da Violette, cui non avrà potuto fare a meno di affezionarsi.
(Febbraio 2021, Rossella Vaccaro)
[1] Valérie Perrin ha esordito come scrittrice con Il quaderno dell’amore perduto, Casa Editrice Nord s.u.r.l., 2016.