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Riflessioni di Maria Grazia Vassallo sul Film di Samuel Becket

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Film è un cortometraggio di circa 20 minuti, privo di sonoro. Una straordinaria narrazione visiva di un incubo paranoico in cui il protagonista è braccato da inseguitori per noi invisibili, disperatamente in fuga da ogni sguardo, da se stesso, dalla propria storia, fino a un colpo di scena finale in cui scopriamo che il “perseguitato” – che fino ad allora avevamo sempre visto di spalle o di tre quarti – e il persecutore – che si palesa solo in quel momento – hanno lo stesso volto, sono lo stesso individuo dall’occhio bendato. Come se si trattasse di una parte scissa del protagonista avvertita come entità estranea e minacciosa, che cerca di ricongiungersi a lui con la stessa implacabilità con cui è stata espulsa e dislocata all’esterno, in esseri animati e inanimati. La realtà esterna appare al protagonista come un universo popolato in ogni dove da minacciosi occhi da cui proteggersi, come infiltrata da duplicati/frammenti di ciò che è stato attaccato, fatto a pezzi ed espulso. Diremmo che l’occhio – il precettivo espulso – è bizzarramente in grado di rappresentare un pericolo sia che lo sguardo provenga da persone, animali o cose.

Il cortometraggio fu prodotto nel 1964, sceneggiato da Samuel Beckett e proiettato per la prima volta tra le vivaci proteste del pubblico al New York Film Festival del 1964, mentre al Festival di Venezia del 1966 ottenne un riconoscimento dalla giuria.

Di particolare interesse appare anche il fatto che una trentina di anni prima Beckett aveva fatto un’analisi con Bion, interrompendola di sua iniziativa dopo due ani di trattamento. Dalle lettere di Beckett di quegli anni emerge un giudizio piuttosto negativo sull’esperienza analitica in sé, di sua sostanziale inutilità, anche se dichiarazioni successive lasciano intendere una posizione più ambivalente. Tuttavia, pur interrompendo l’analisi, Beckett continuò a mostrare per tutta la sua vita, un notevole interesse per la psichiatria e la psicoanalisi. In merito al rapporto tra Beckett e Bion, lo piscoanalista francese D. Anzieu ipotizza che ciascuno di essi abbia potuto rappresentare per l’altro il segreto “gemello immaginario”, e che per una serie di risonanze emotive e intellettuali l’incontro tra i due abbia prodotto una sorta di reciproca fertilizzazione, stimolando l’esplorazione intellettuale di tematiche simili.

Utilizzando il concetto bioniano di attacco al legame, si suggerisce una lettura del film come illustrazione di un universo mentale dominato da processi e funzionamenti psicotici.

Gennaio 2015

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