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Programma scientifico 2024

Sognare

Il lavoro dei sogni
Sognare nella realtà contemporanea

«It is not down on any map, true places never are»
H. Melville Moby Dick

 

Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli e ogni cosa ne nasconde un’altra. Così dice Marco Polo a Kublai Kan ne Le città invisibili di Calvino, per introdurre Zobeide, la città costruita da uomini di nazioni diverse che avevano sognato la stessa donna e l’avevano inseguita invano. E il mondo virtuale nel quale ci aggiriamo oggi? Forse è nato nello stesso modo? Da uno stesso sogno? O dal sogno di qualcuno propagato come un’eco? Certo i sogni hanno con l’epoca che li ospita un rapporto singolare e non eludibile. Se il sogno conserva la lingua più intima e profonda del sognatore, esso è anche intessuto di tracce e forme del contesto in cui nasce. Opere come Il Terzo Reich dei sogni di Charlotte Beradt, un libro straordinario, che riporta i sogni fatti nella Germania hitleriana fra il 1933 e il 1939, ci mostrano come un’esperienza collettiva di privazione della libertà compaia alterando contenitore e contenuto dell’esperienza del sogno. Eppure, anche in quei sogni così permeati dal terrore di un impossibile abbandono al sonno di una creatività vitale emerge, flebile e segreta, l’impronta unica del singolo sognatore. È difficile capire oggi di quale stoffa siano fatti i nostri sogni. C’è qualche relazione fra ciò che osserviamo del sognare nella clinica e il proliferare di immagini nelle quali siamo immersi? I cambiamenti tecnologici e l’assimilazione progressiva di un’onnipresenza dell’immaginario virtuale ha qualche ricaduta sull’esperienza del sognare? E ancora: quanto contano oggi i sogni nella clinica psicoanalitica? Il sogno è stato per la psicoanalisi un oggetto ingombrante e multiforme, via regia per mostrare isomorficamente il funzionamento della vita psichica e il lavoro dell’inconscio, oggetto passionale per Freud, che dai sogni inizia la propria autoanalisi, oggetto magico per la cultura psicoanalitica dal suo primo tempo. Eppure nel 1932 Freud scrive che gli analisti si comportano come se non avessero più niente da dire sul sogno. Del resto già in una nota del 1925, aggiunta al capitolo 6 della Traumdeutung, annotava che molti analisti incappavano in un equivoco: «Essi cercano l’essenza del sogno nel contenuto latente e trascurano perciò la differenza esistente tra pensieri latenti del sogno e lavoro onirico. Il sogno in fondo non è altro che una forma particolare del nostro pensiero, resa possibile dalle condizioni dello stato di sonno. È il lavoro onirico che produce questa forma ed esso solo è l’essenziale del sogno». Non ci stupisce, che come spesso accade, Freud confini nello spazio appartato e allo stesso tempo illuminato della nota, un punctum della sua ricerca teorica, dubbi, aporie, necessità indifferibili e messaggi per interlocutori futuri. Notiamo però che già nei primi decenni della psicoanalisi, il sogno, stella polare o pianeta che fosse, sembrava non essere più ciò che era stato. A conferma che il primo tempo eroico, il tempo di ogni mitica fondazione, è da subito oggetto di un’infinita nostalgia, già nel suo farsi. La letteratura sul sogno, non solo quella psicoanalitica, è talmente immensa da non consentire un’unica rotta. Da Artemidoro a Freud, da Shakespeare a Kafka, dal tempio di Asclepio alla realtà virtuale che ci circonda, il sognare, o ciò che ad esso rimanda, continua a interrogarci. Forse perché sognare è un’attività umana che prosegue controcorrente, segreta e ostinata, nella mole gigantesca del già visto e del già detto. D’altra parte molte delle produzioni del nostro presente, a partire dallo spazio virtuale che costantemente ri-forma il mondo contemporaneo, potrebbero anche essere lette come un tentativo di adattare la realtà del mondo vissuto a quella dei sogni, talvolta degli incubi. Oppure è il contrario? Se le pecore elettriche sognate dagli androidi, come è noto il titolo originale del romanzo di Philip Dick Do Android dreams of electric sheep? a cui è ispirato Blade Runner, sembrano oggi pascolare placide negli scenari virtuali di quello che viene definito sogno lucido, siamo davvero sicuri che al fondo del rapporto umano con il sognare, non persista il tentativo di annullare il perturbante che lo abita? Di incatenare quell’ombelico, che lo lega ad un ignoto non esplorabile se non per porzioni minimali, ad un dato che ci consenta di trovare finalmente la strada per catturare Moby Dick? Di tracciare la rotta che non è segnata in nessuna mappa, per possedere l’alterità che il lavoro del sogno costantemente prova a deformare? Dall’inaugurale viaggio freudiano molte sono state le rotte esplorate, se volessimo elencare, pur in modo incompleto, le tante direzionalità della riflessione psicoanalitica sul sogno, potremmo citare il lavoro del sogno, il Traumarbeit freudiano, come base di un lavoro psichico del processo primario, i sogni traumatici e i sogni ricorrenti come prodotto di un lavoro del sogno che gira ad una velocità differente, innesco della seconda topica e della riflessione sulla ripetizione. E ancora la funzione traumatolitica del sogno in Ferenczi, funzione alfa e réverie come possibilità psichica del sogno in Bion, il sogno come luogo e il sogno come oggetto in Pontalis, il sogno come spazio di integrazione dello psiche-soma in Winnicott, la capacità di sognare in Masud Khan, solo per citare alcune delle moltissime riflessioni che hanno esplorato le tante pieghe del sogno nel secondo tempo della psicoanalisi. Potremmo dire che la ricerca psicoanalitica sembra aver ampliato l’originale paradigma indiziario del sogno/enigma da decifrare ad un lavoro sulle dimensioni creative del sogno, come deposito che accoglie e rilancia tutti i tempi, passato, presente e futuro. Ma oggi, in questa contemporaneità abitata da immagini costanti, quale spazio occupa l’esperienza del sognare nella clinica e nella vita di ciascuno? L’uomo tecnologico è ancora pronto a incontrare Moby Dick?

Giovedì 18 gennaio Gabriela Gabbriellini e Simona Nissim Dal corpo alle immagini:
vicissitudini di transfert e controtransfert nel processo analitico Discussant Raffaella Tancredi

Giovedì 8 febbraio Assemblea dei soci

Sabato 10 febbraio Seminario clinico CPF Dipendenza/Dipendenze

Sabato 24 febbraio Il lavoro dei sogni Paolo Fabozzi e Paola Freer

Giovedì 14 marzo Graziano Graziani Psichedelici e Psicanalisi

Sabato 13 aprile Il lavoro dei sogni Stefano Bolognini e Stefano Calamandrei

Giovedì 18 aprile Arianna Luperini Sogno o ricordo? discussant Raffaella Tancredi

Sabato 4 maggio Convegno Intercentri CPF CNP Destini della ripetizione Firenze

Giovedì 9 maggio Ilaria Sarmiento Quando il perturbante è IT discussant Silvia Bitossi

Giovedì 13 giugno Carla Masolino Rendere visibile discussant Antonella Sessarego

Sabato 21 settembre Il lavoro dei sogni Andrea Marzi e il gruppo Bion

Giovedì 26 settembre Elisa Casini Ritrovare il desiderio discussant Andrea Bencini

Sabato 12 ottobre Convegno Intercentri CPF, CPB, CVP, CAP Firenze

Giovedì 17 ottobre Antonella Sessarego Esplorazioni di un caso clinico

Sabato 26 ottobre Il lavoro dei sogni Virginia De Micco e Cecilia Ieri

Sabato 9 novembre Il lavoro dei sogni Massimo Vigna Taglianti e Raffaella Tancredi

Giovedì 14 novembre Andrea Marzi The body vanishes?

Giovedì 21 novembre Assemblea dei soci

 

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