Di Sandra Maestro (2007)
La storia del Centro fiorentino è la storia della nascita di un gruppo e tutti noi sappiamo quanto lo studio della gruppalità, nelle sue svariate declinazioni rappresenti uno degli assunti teorici più forti del pensiero di Giovanni Hautmann ed uno dei temi a lui più cari.
Il Centro Psicoanalitico di Firenze fu costituito da Giovanni Hautmann, Stefania Manfredi Turillazzi, Arrigo Bigi, Giordano Fossi, Franco Mori in una riunione nel Viale Lavagnini 43, l’otto maggio 1974 alle 21:30. Nell’occasione fu compilato ed approvato all’unanimità lo statuto allegato al verbale costitutivo del Centro, e furono eletti, sempre all’unanimità, Hautmann presidente e Manfredi segretario scientifico. E così partì la storia istituzionale della Psicoanalisi fiorentina. Gli inizi della storia del Centro sono tuttavia connessi con la sua preistoria, vale a dire con l’avventura psicoanalitica individuale dei soci fondatori e di coloro che subito dopo vi si aggiunsero.
La preistoria, ricostruita attraverso le interviste dei nostri soci fondatori è interessante perché suggerisce intersezioni precoci e inaspettate e probabilmente sta alla base dell’impalpabile trasmissione del patrimonio analitico di cui si è intessuta la formazione di ciascuno di noi.
Tra i diversi elementi citerei:
1) L’interesse condiviso per l’infanzia. Buona parte dei soci fondatori, Hautmann, Manfredi, Mori, Bigi attraverso vie diverse avevano interesse clinico e di ricerca nei confronti della psichiatria e psicopedagogia dell’infanzia. Non è possibile citare nel dettaglio le singole esperienze (la fondazione del Centro Medico Psicopedagogico a Firenze nel 1954 da parte di Hautmann, la formazione originaria pediatrica di Gina Mori, il “comando” di maestro utilizzato da Arrigo Bigi, per venire a Firenze, dopo il tirocinio come neuropsichiatra infantile a Parigi, le analisi con bambini condotte da Stefania Manfredi) ma credo che questo interesse comune vada tenuto in considerazione, pensando alla forte espansione che la psicoanalisi infantile ha avuto nella nostra regione negli anni successivi, sia attraverso la costituzione di scuole di formazione (la più importante è certamente il Centro Studi Marta Harris), sia attraverso la collaborazione che gli analisti del centro hanno dato alle Istituzioni che a vari livelli operano nel campo dell’infanzia, permeandole di cultura psicoanalitica e incentivando la motivazione alla formazione psicoanalitica di generazioni di operatori.
2) Collocherei poi ancora nella preistoria della costituzione del Centro di Firenze, un gruppo seminariale costituito da qualcuno dei soci fondatori, con Gaddini ed anche,alle volte, con Molinari, riunito attorno a Robert Bak, ungherese trasferitosi poi negli Stati Uniti che a più riprese, nella prima metà degli anni ’60, trascorrendo prima a Villa La Massa e poi in una abitazione all’Ugolino, le sue vacanze riuscì a trasmettere rigore, chiarezza concettuale, profondità metapsicologica, nonché la sua specifica competenza con pazienti schizofrenici. Fu questo per alcuni dei soci fondatori il primo battesimo gruppale a Firenze.
L’aggregazione di gruppi di pensiero attorno a psicoanalisti di scuole diversificate ha rappresentato sicuramente uno degli elementi costitutivi della storia del nostro Centro. Nel corso degli anni gli analisti coinvolti sono stati numerosi Ada Corti, Marcella Spirà, Solomon Resnik, Donald Meltzer, Fornari e Gaddini tra gli italiani. Alcuni di questi furono invitati al Centro dal momento della sua costituzione, altri invece venivano i frequentati più in modo più individuale o attraverso altre vie istituzionali. Cito a titolo esemplificativo i seminari a cui Giovanni Hautmann partecipava come co-conduttore insieme a Donald Meltzer e Marta Harris, tenuti per circa 20 anni alla stella Maris a cui partecipavano di volta in volta anche altri soci come Gina Mori; nelle interviste viene anche citata l’emozionante incontro con Bion, nei seminari italiani, come pure i viaggi a Milano per incontrare Rosenfeld, Betti Joseph. Nella memoria dei nostri soci fondatori queste esperienze di comune sembrano avere quella peculiare dimensione formativa gruppale, fatta di confronto e scambi di idee che si sviluppano attorno al pensiero di un autore, destinata a creare nel tempo intrecci affettivi e reti di legami, secondo un modello che ognuno di noi ha poi ritrovato nella sua esperienza di training all’interno della SPI, insieme alla formazione individuale.
3) Come ultimo elemento citerei poi una sorta di movimento migratorio degli analisti sia di natura centripeta, verso Firenze, sia di natura centrifuga, da Firenze verso altre città italiane, che ha creato le basi per quel grado di contaminazione teorica, o anche di ibridizzazione esogamica così necessaria allo sviluppo delle idee.
Molti analisti stranieri hanno scelto Firenze e la Toscana come sede per le loro vacanze, prima citavo l’ungherese Bak, Meltzer, ma nella storia collettiva vengono spesso ricordate anche le mitiche supervisioni con Marcella Spirà all’Isola del Giglio, posto già di per sé mitico; tra gli analisti italiani che venivano regolarmente a Firenze cito Eugenio Gaddini. che prese contatto con l’allora cattedratico Osvaldo Maleci e si offrì di analizzare alcuni dei suoi allievi che frequentavano la clinica psichiatrica.
Da Firenze invece i nostri soci fondatori si spostavano verso altre città sia per l’analisi personale (a Bologna con Molinari, a Roma con Servadio e Gaddini), sia per le supervisioni cliniche a Milano sia a Roma. Ricordo infine i contatti col centro di Bologna, con cui si sono stabiliti fin dall’inizio rapporti molto stretti di scambio culturale ma anche legami di amicizia che secondo il noto meccanismo della trasmissione transgenerazionale si sono poi reiterati negli anni e caratterizzano le relazioni tra i soci dei due centri anche oggi.
Quindi per riassumere nella nostra preistoria ci sono i bambini, l’aggregazione in gruppi, le contaminazioni da migrazione.
E’ per questo che quella che viene comunemente definita la doppia anima del nostro centro, Milanese e Romana, prendendo in considerazione l’origine dei suoi due soci più anziani Hautmann e Manfredi mi sembra riduttiva e non pienamente riflettente la articolata complessità dell’iter formativo dei nostri soci fondatori.
Dalla prestoria alla storia
Come richiamavo inizialmente il 1974 fu l’anno della costituzione ufficiale, ma fin dai primi anni 70 i futuri soci fondatori avevano l’abitudine a riunirsi nella case dei singoli analisti. Nel 1975 si aggregarono Gina Mori e poco dopo Graziella Magherini e Adolfo Pazzagli. In quei primi anni l’attività scientifica del Centro era rivolta prevalentemente all’interno e si svolgeva attraverso la discussione di materiale clinico in presenza di ospiti invitati; successivamente il Centro ha cominciato ad aprirsi all’esterno, attraverso una serie di iniziative rivolte a settori del mondo scientifico e culturale esterni alla comunità degli psicoanalisti, sia per esportare al di fuori della nostra cerchia ristretta il modello psicoanalitico, sia per creare delle occasioni di arricchimento e recettività delle acquisizioni che maturavano negli altri campi del sapere.
Nel corso degli anni alla Presidenza del centro e alla segreteria scientifica si sono alternati diversi analisti che cito solo per nome e in ordine cronologico per ragioni di tempo (Hautmann Giovanni, Manfredi Stefania, Mori Gina, Mori Franco, Arrigo Bigi, Giordano Fossi, Graziella Magherini, Elena Minervini Fossi, Gilberto Del Soldato, Emma Piccioli, Sandra Filippini, Graziano Graziani, Stefania Nicasi) a cui va riconosciuto il merito di aver garantito con il loro impegno la necessaria cornice istituzionale all’interno della quale ognuno di noi ha potuto sviluppare quella dimensione della propria identità psicoanalitica che deriva dal sentimento di appartenenza ad un gruppo.
Il centro Psicoanalitico di Firenze conta oggi : 12 MO di cui 5 analisti con funzioni di training 45 MA e 9 candidati distribuiti tra Firenze, Pisa, Arezzo, Siena, Livorno e Massa Carrara.
Una elevata fertilità di cui i nostri soci fondatori spero siano orgogliosi.
Per concludere la storia che vi ho presentato è il frutto di una mia personale rielaborazione delle informazioni acquisite attraverso le interviste fatte ai soci fondatori, che approfitto per ringraziare, insieme ai colleghi Guido Gori, Gregorio Hautmann, Teresa Lorito, Paolo Meucci e Tiziana Pierazzoli che mi hanno aiutato svolgendo materialmente le interviste, sbobinandole e correggendole insieme agli intervistati. Si tratta di un primo passo, perché nel corso di questa esperienza ci siamo imbattuti in aree un po’ più oscure, in macchie cieche della memoria che hanno suscitato curiosità e desiderio di approfondire.
Forse accanto alla storia ufficiale, quella raccontata, ce ne è un’altra un po’ più segreta, che sta sullo sfondo come una specie di mito della genesi, che aspetta di essere disvelata e rinarrata per comprendete meglio attraverso il recupero delle nostre radici, pezzi della nostra identità. Ma questo sta dentro ad un progetto nazionale che riguarda tutta la Società psicoanalitica italiana e sarà il compito dei prossimi mesi.