Tutti gli articoli della categoria: Archivio relazioni

In questa sezione si trovano i materiali dei seminari organizzati dal Centro Psicoanalitico di Firenze

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Bonaminio 2017 Convegno winnicott la follia della madre come fattore egoalieno

Bonaminio V. (2017) La pazzia della madre che appare nel materiale clinico come fattore ego-alieno

Testo della relazione presentata al convegno “Integrazione e spazio clinico: Winnicott oggi”.  Prato 23 settembre 2017, che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore. Così esordisce Winnicott : “In un mio recente caso l’improvvisa intrusione di materiale «estraneo» dovette essere notata, capita e interpretata.” Si noti subito per intanto il significato epistemologico, oltre che tecnico, della sequenza “notare, capire, interpretare” La velocità con cui Winnicott, in modo fulmineo, condensa i processi conoscitivi (epistemologici)  dell’analista che transitano dentro di lui fino all’interpretazione per raggiungere il paziente, riassume, per me in modo. Mirabile, l’essenza del processo psicoanalitico osservato dal vertice dell’epistemologia del caso. Aggiungerei a queste riflessioni quella sull’insistenza sul verbo non optativo, ma “imperativo” dovette che ci dice molto, a mio avviso, del “compito e della responsabilità dell’analista di fronte al paziente. “Il paziente era un bambino di sei anni che mi fu inviato perché non riusciva a usare la sua brillante intelligenza e invece mordeva fino a romperli i guanti, il cappotto, la cravatta e il maglione e defecava solo in un vaso vicino a quello dei genitori. Inoltre esigeva …

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Armellini M. (2017). Squiggles, il cantiere dell’integrazione.

Testo della relazione presentata al convegno “Integrazione e spazio clinico: Winnicott oggi”.  Prato 23 settembre 2017, che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore.   Quella che vi presento è un’esplorazione personale di “Consultazioni Terapeutiche nella psichiatria infantile”, uno dei tre grandi progetti che Winnicott concluse con un lavoro intensissimo nei ventisei mesi che separarono la prima manifestazione della malattia cardiaca, nel travagliato viaggio a New York, dalla morte: CT, The Piggle, Gioco e realtà. Sono libri che sono nati sempre da un lavoro fortemente dialogico con le persone che egli scelse come interlocutori, in particolare Masud Khan, o Ishak Ramzy per ‘Piggle’. Personalmente, il mio contributo nasce dal dialogo ormai più trentennale con alcune persone a cui devo l’incontro con Winnicott, prima di tutto ovviamente ad Andreas Giannakoulas, che ha dato un grande contributo indiretto anche al progetto CW, e ovviamente, a Vincenzo e a Paolo, con relazioni generazionali diverse.     La Consultazione Terapeutica L’impegno di Winnicott, come medico e come psicoterapeuta, può essere sintetizzato così: una ricerca di come dare il massimo aiuto nel minor tempo e …

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Bolognini S. (2017) L’intimità e i suoi equivalenti interpsichici

Testo della relazione presentata al convegno “Intimità. Variazioni Psicoanalitiche” Stefano Bolognini 16 settembre 2017 Pisa   Le radici etimologiche sono antichi contenitori di significato, e la ricerca su di esse è sempre riccamente orientativa. “Intimo” deriva dal latino “intra” (= dentro). “Intimus” (“il più dentro possibile”) è il superlativo assoluto di “internus” (ciò che è  dentro), mentre “interior” (più dentro di qualcos’altro, ma non il più dentro in assoluto) ne è il comparativo. L’intimità è la dimensione relazionale in cui i mondi interni degli esseri umani possono fisiologicamente comunicare tra loro e scambiare contenuti, sensazioni e pensieri; i piccoli, alla nascita, hanno un bisogno totale di interscambio (corporeo e psichico) con qualcuno che dia loro ciò che serve allo sviluppo e alla vita. La fase fusionale fisiologica, prototipo dell’intimità, è un passaggio fondamentale nella relazione madre-bambino, un’esperienza primaria assolutamente necessaria che costruisce una competenza relazionale e organizza stati del Sé durevoli e profondamente vitali. Passaggio graduale dal “dentro la madre” al “con la madre”, ne ritroviamo e ne ri-creiamo le condizioni equivalenti in molte fasi …

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Calamandrei S. (2017). La creatività emotivo-simbolica.

Testo della relazione presentata al seminario “Creatività Regole Identità – Riflessioni Psicoanalitiche”, Firenze, Educatorio del Fuligno, 20 maggio 2017.   Le ricerche sulla prima infanzia indicano che il Sé neonatale e la madre sono strettamente intrecciati in una reciproca inter-corporeità. Noi e gli altri condividiamo la stessa natura e i nostri sistemi motori sono organizzati in maniera simile per raggiungere gli stessi scopi intenzionali: l’inter-corporeità neonatale ci dona, per tutta la vita, un accesso privilegiato al mondo dell’altro. Secondo Schore tale diade è sintonizzata bio-psicologicamente, in un contesto di risonanza emotiva, dove la manifestazione comportamentale dello stato interno di ciascun partner è monitorata dall’altro, con un reciproco scambio di feedback affettivi e un’amplificazione dello stato positivo di entrambi. Questo sistema di comunicazione emotiva favorisce l’espressione esterna degli stati affettivi dei bambini. Il care-giver regola i propri livelli di attivazione per promuovere la sincronia dell’intero organismo del neonato, regolazione che viene integrata dai sistemi oppiacei, quindi dal principio di piacere. Il modello psicoanalitico è sempre stato basato sulla relazione, una relazione che è scambio emotivo e …

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D’Agostini C. (2017). Ordine e creatività.

Testo della relazione presentata al seminario “Creatività Regole Identità – Riflessioni Psicoanalitiche”, Firenze, Educatorio del Fuligno, 20 maggio 2017. Un aforisma frequente negli ambienti scientifici recita che nulla è più utile di un buon modello. E certamente quando parliamo dei rapporti tra mente e cervello la spinta a trovare relazioni e parallelismi si avvale di buoni modelli più o meno schematici destinati ad essere invariabilmente superati. Pure, la modestia del pensiero e le necessità della comunicazione fanno sì che non sia facile evitare di ricorrere a questi strumenti che qui saranno illustrati con una narrazione necessariamente semplificata.  Farò dunque riferimento ad un buon modello, relativo alle funzioni dei due emisferi del cervello, al fine di proporre l’ipotesi, suffragata da alcune acquisizioni delle neuroscienze, che l’ordine e la creatività nell’adulto possano essere due polarità condizionate dalla struttura dei due emisferi e dalle condizioni dell’accudimento ricevuto dalla persona nei primi mesi di vita. Ordine e creatività sono presenti costantemente nella nostra mente. Modalità del pensiero che si alternano, si integrano e a volte si combattono. Queste due …

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Vigna-Taglianti M. (2017). Acting, playing, talking. Dal Giurassico della mente allo sviluppo della capacità onirica.

Testo della relazione presentata nel seminario “Agire-giocare nella psicoanalisi infantile” (Firenze, 14 Gennaio 2017) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore. In questo scritto focalizzerò l’attenzione sul ruolo che sovente, nel lavoro clinico con i bambini, l’azione e l’enactment[1] svolgono come precursori indispensabili di quelle trasformazioni psichiche del Sé che rappresentano, a mio avviso, uno dei cardini del processo analitico[2]. Risalendo le tracce del pensiero psicoanalitico dobbiamo a Freud (1905, 1914) un’intuizione fondamentale: ciò che non può essere ricordato viene ripetuto e costantemente messo in atto. Ferenczi (1924) dopo di lui ha rimarcato l’importanza del ripetere più ancora che del ricordare: un ripetere “emotivo” che coinvolge anche l’analista e che non avviene tanto sotto l’egida di una coazione a ripetere mortifera, ma che rappresenta invece un tentativo di dare una forma e una soluzione a un compito lasciato in sospeso, nell’aspettativa di rinvenire «un incoraggiamento a provare e pensare fino in fondo eventi psichici traumaticamente interrotti» (Ferenczi, 26-III-1931, in 1920-32). Se ciò che non può essere ricordato viene agito, apparentemente dove c’è azione non c’è rappresentazione. …

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Borgogno F. (2016). Il ruolo dei supervisori: Stefania Manfredi e Luciana Nissim Momigliano.

Testo della relazione presentata nel seminario “Il lavoro della parola nella psicoanalisi di Stefania Turillazzi Manfredi” (Firenze, 3 Dicembre 2016) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore. Una “felice compagine”             Premetto che faccio parte di quella felice compagine di allievi del I° anno di training che agli albori degli anni ottanta ha istituito nella storia del “Centro Milanese di Psicoanalisi” gli incontri mensili teorico-clinici con Stefania Turillazzi Manfredi, consigliati ad alcuni di noi (oltre che a me, a Ferro, Artoni Schlesinger, Bezoari…) da Luciana Nissim Momigliano di cui eravamo i primi supervisionati ufficiali della Sezione Locale di Training. Nel nostro piccolo gruppo avevamo quasi tutti in comune anche l’analista o l’altro supervisore (soprattutto Di Chiara e Ferradini, ma pure Gaburri) e almeno un paio di noi, grazie alla sollecitudine e all’organizzazione di Dina Vallino Macciò, avevano avuto – non ancora allievi S.P.I. – una nutrita esperienza di incontri di supervisione individuale e di gruppo (su materiale clinico e Infant observation) con Lina Generali Clements, la quale continuò ad accompagnarci per diversi anni fino al nostro …

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Nicasi S. (2016). Rileggere “Il piacere della Traumdeutung”

Testo della relazione presentata nel seminario “Il lavoro della parola nella psicoanalisi di Stefania Turillazzi Manfredi” (Firenze, 3 Dicembre 2016) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Chi ha trovato il titolo a questa giornata ha avuto un’idea felice per varie ragioni. Stefania Manfredi era una persona pigra – che aveva fatto della pigrizia un’arte e ne tesseva l’elogio. Quello della parola, il lavoro che si era scelta su misura, era uno dei pochissimi che potesse considerare sopportabile. Per lei le parole erano importanti. Faceva parte della formazione umanistica, medica e psicoanalitica della sua generazione prestare alle parole un’attenzione estrema che a me si rivelò fin dal primo contatto. “Vorrei un appuntamento” le dissi al telefono. “Lo vorrebbe o lo vuole?” rispose. Sembrava aver fiducia che le parole, una volta pronunciate o scritte, siano in grado di camminare – e, appunto, di “lavorare” – da sole nel mondo interno e nel mondo esterno e che il parlante come lo scrivente – l’analista nella seduta, nella supervisione, nel seminario, nella stesura di un testo – abbia il …

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Guerrini Degl’Innocenti B. (2016). Conclusioni della Giornata per S.Manfredi Turillazzi

Conclusioni – Seminario “Il lavoro della parola nella psicoanalisi di Stefania Turillazzi Manfredi” (Firenze, 3 Dicembre 2016) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice. A me spetta oggi dare conclusione a questa giornata così intensa e partecipata. Stefania Manfredi è stata la mia analista e io le sono grata per avermi dato una seconda opportunità di vivere una vita piena e sufficientemente libera dai fantasmi del passato. Stefania non era una persona facile: diceva sempre quello che pensava, anche troppo talvolta, e questa libertà, che si concedeva con una certa generosità, negli anni ’90 probabilmente le costò la possibilità di diventare la prima donna presidente della SPI. Era una maremmana dalle opinioni forti, dalle affermazioni lapidarie; indimenticabili per me le sue fulminanti osservazioni sul funzionamento della mente, a partire dalla mia. Era una persona difficile, ma era anche una persona libera: il suo pensiero psicoanalitico, espresso in modo lucido e con chiarezza di argomentazione, era un pensiero libero, anche dalle teorie che più amava. Amava dire che ci deve essere una mente analitica piena di teorie …

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Ferruta A. (2016). Connessione tra psicoanalisi dei concetti e psicoanalisi della clinica.

Testo della relazione presentata nel seminario “Il lavoro della parola nella psicoanalisi di Stefania Turillazzi Manfredi” (Firenze, 3 Dicembre 2016) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Breve profilo biografico di Stefania Turillazzi Manfredi Nacque a Grosseto nel 1929, in Maremma, ed è mancata nel 2015 a Firenze, che è stata la città in cui ha vissuto. Medico specializzato in Medicina Legale, fece la sua analisi con Emilio Servadio  ed entrò  nella Società Psicoanalitica Italiana prima dei 30 anni e acquisì le funzioni di Training a 40 anni. Si dedicò alla formazione di numerosi allievi, prima facendo parte del gruppo di Roma, e poi di quello di Milano, considerata una sede più aperta agli sviluppi della psicoanalisi relazionale, in feconda amicizia e collaborazione con Luciana Nissim. Interessata allo sviluppo teorico e clinico della psicoanalisi, ha aperto strade di ricerca in importanti direzioni: – L’interpretazione, oltre le interpretazioni mutative di Strachey – Dalla relazione duale al campo bipersonale dei Baranger ( Key Paper al Congresso IPA di Buenos Aires 1991) – La psicoanalisi e le psicoterapie (La …

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