Tutti gli articoli della categoria: Archivio relazioni

In questa sezione si trovano i materiali dei seminari organizzati dal Centro Psicoanalitico di Firenze

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Losso R. (2003). L’intrapsichico, l’interpsichico e il transpsichico nella psicoanalisi della coppia

Testo della relazione di R.Losso al Centro Psicoanalitico di Firenze (30 gennaio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore Nel suo testo Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921c), Freud afferma: “Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in quest’accezione più ampia, ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è allo stesso tempo, fin dall’inizio, psicologia sociale”. La coppia è una situazione esemplare in cui si ha la presenza reale, concreta dell’altro come modello, oggetto, soccorritore, nemico. Alcune di queste cose o tutte insieme. Nel 1912 Freud si riferiva alla “prematura e in qualche momento inevitabile ostilità dei parenti al trattamento psicoanalitico dei suoi (di qualcuno dei loro)”, sconsiglia di tentare di convincerli facendo loro leggere dei testi psicoanalitici e aggiunge: “per quello che si riferisce al trattamento dei parenti confesso la mia più totale perplessità e mi fido pochissimo del suo trattamento individuale”. Alcuni anni dopo (191617) Freud torna a confessare la sua impotenza di fronte alla “intrusione dei congiunti” che nell’analisi del …

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Lussana P. (2003). Il delirio di gelosia in shakespeare: quale sequenza di teorie psicoanalitiche traspare in otello e racconto d’inverno

Testo della relazione di P. Lussana al Centro Psicoanalitico di Firenze (12 Giugno 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore Quando lessi in uno dei suoi libri che Bion vedeva Shakespeare come il più grande uomo che fosse mai vissuto, rimasi molto colpito e anche un pò incredulo. Eppure, se guardiamo anche soltanto all’esplorazione della distruttività umana – uno degli aspetti de L’invenzione dell’uomo, come sottotitola Harold Bloom il suo libro su Shakespeare – a partire dal delirio di gelosia e suoi effetti che Shakespeare compie dal 1604 in Otello al 1610 nel Racconto d’inverno, la psicoanalisi tre secoli dopo a compiere un percorso analogo ci ha messo quarant’anni e quasi tre generazioni. Muovendo dal Freud degli Anni Venti di gelosia, paranoia e omosessualità, e di impasto e disimpasto delle pulsioni di vita e di morte, quest’ultima confermata da M. Klein, che a sua volta procede a angoscia, colpa e riparazione verso identificazione proiettiva, cui Bion aggiunge il lato realistico, e verso invidia e gratitudine alla fine degli Anni Cinquanta. L’invenzione e rappresentazione dell’evoluzione del …

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Marinelli F. (2003). L’evoluzione delle osservazioni psicoanalitiche sul concetto di depressione

Testo della relazione di F.Marinelli al secondo seminario su “I profili clinici del narcisismo” (organizzata dal C.P.F. presso il Convitto della Calza, 1? febbraio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore Il protagonista di Moby Dick di Melville, Ismaele, si dà alla navigazione, imbarcandosi sul “Pequod”, per scacciare la malinconia, e “regolare la circolazione degli umori corporali”. Metodo non nuovo nè in disuso, se notiamo la proliferazione di improvvisati argonauti che ai nostri giorni lasciano lavoro, amici, città, e si imbarcano con o senza famiglia per “andar per mare”… la meta non ha importanza. Un ricordo infantile: in un romanzo di Salgari – credo fosse “Minehaha, la scotennatrice” – incontrai il personaggio di un aristocratico inglese che percorreva a cavallo il mitico Far West per combattere il suo “spleen”, la noia che lo affliggeva nei possedimenti aviti della natia Britannia. Salgari, come si sa, non si allontanò mai da Torino, e morì suicida. Se quella parola “spleen”, mi rimase tanto impressa nel ricordo, credo fosse dovuto al fatto che funzionava come perfetto significante di futuri …

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Nicolò A.M. (2003). Il concetto di narcisismo nella teoria delle relazioni oggettuali

Relazione di A.M.Nicolò al primo seminario su “I profili clinici del narcisismo” (organizzato dal C.P.F. presso il Convitto della Calza, 25 gennaio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Il tema che trattiamo oggi percorre tutta la psicoanalisi, oltre che la storia del suo movimento, dalla nascita fino ai giorni nostri. Ma non c’è paziente o processo analitico che prima o poi non ci confronti con esso, con le sue implicazioni, con le sue conseguenze. E non c’è autore psicoanalitico che non vi si sia, direttamente o indirettamente, confrontato, a volte anche solo per prendere prudenti distanze, come Winnicott che (avendo sullo sfondo le sue scoperte e la sua distinzione sull’oggetto soggettivo e l’oggetto oggettivamente percepito) affermava nella sua risposta agli interventi al seminario “Sugli elementi maschili e femminili scissi” (Esplorazioni psicoanalitiche, 1989): “Non mi sono mai sentito soddisfatto dell’uso del termine “narcisistico”, perchè l’intero concetto di narcisismo lascia fuori le imponenti differenze che risultano dal generale atteggiamento e comportamento della madre.” (Winnicott, p.213 ed.it.). Questo è dunque un tema talmente vasto che forse la …

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Ponsi M. (2003). Narcisismo e perversione relazionale

Testo della relazione di M.Ponsi al terzo seminario su “I Profili clinici del narcisismo” (organizzato dal C.P.F. presso il Convitto della Calza, 22 febbraio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Con questo terzo seminario della serie sul narcisismo intendiamo portare l’attenzione su un aspetto della patologia e della dinamica narcisistica che si manifesta con comportamenti perversi. Cercheremo cioè di vedere come una persona possa mantenere il suo equilibrio narcisistico manipolando e maltrattando un’altra persona. Non sempre gli aspetti perversi della personalità del soggetto narcisista sono stabili e ben identificabili. In molti casi questa qualità perversa è occasionale, e comunque molto sottile e percepibile solo da chi è intimamente coinvolto nella relazione con il soggetto narcisista. Più che di veri e propri comportamenti perversi dovremmo dunque parlare di una relazionalità perversa, e cioè di modi perversi di mettersi in rapporto con gli altri. Diciamo subito che il legame fra narcisismo e perversione non è affatto nuovo: innumerevoli sono gli autori che lo hanno trattato – intendendo per perversione un comportamento sessuale perverso. Ma noi qui …

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Bolognini S.(2002). L’empatia psicoanalitica

Note (auto)biografiche di Stefano Bolognini in occasione della presentazione del suo libro L’EMPATIA PSICOANALITICA Ed. Bollati Boringhieri, Torino. Sabato 11 Maggio 2002, presso il Gabinetto G.P.Vieusseux, Sala Ferri, Palazzo Strozzi, Firenze Per gentile richiesta dei colleghi del Centro psicoanalitico di Firenze, che mi offrono l’opportunità di presentare in una prestigiosa sede istituzionale della loro città il mio nuovo libro, fornisco qualche informazione sulle mie “origini psicoanalitiche”: una operazione che, aldilà degli aspetti narcisistici, può dare elementi utili per comprendere meglio i percorsi del testo che viene proposto ai lettori. Le mie radici formative sono veneto-emiliane. Nato a Bologna e trasferito da piccolo in Veneto per il lavoro paterno, mi sono laureato in Medicina a Padova e specializzato in psichiatria a Verona; ho lavorato per parecchi anni al Centro Psicoterapico Provinciale di palazzo Boldu’a Venezia: una struttura-pilota, negli anni ’70, creata e diretta dal prof. Sacerdoti, che costituì attorno a sè un gruppo di psicoanalisti “istituzionali”, in un’atmosfera appassionante di ricerca e di scambi con colleghi italiani e stranieri. La mia analisi didattica e la prima …

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Alvarez A. (2002). Livelli di lavoro analitico e livelli di patologia

Testo della relazione di A.Alvarez presentata il 20 Aprile 2002 presso la Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Firenze, che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice. Trad. dall’inglese del dr. Francesco Carnaroli INTRODUZIONE Sebbene io sia una psicoterapeuta dell’infanzia, il mio training nei primi anni Sessanta e la mia pratica per i successivi 25 anni hanno riguardato pazienti prevalentemente a cinque sedute settimanali. Io amo la psicoanalisi, specialmente perchè funziona. Durante quei primi venticinque anni i miei pazienti furono per la maggior parte nevrotici o leggermente borderline, ma due di loro – un ragazzo psicotico borderline gravemente paranoide e un ragazzo gravemente autistico – mi posero problemi tecnici particolarmente difficili. Constatai che le mie interpretazioni al ragazzo paranoide lo facevano spesso stare peggio – più perseguitato, disperato e violento. Le mie interpretazioni al ragazzo autistico, Robbie, spesso non lo raggiungevano affatto. Su questa sua fase di irraggiungibilità tornerò poi, ma per il momento intendo discutere di una sua fase molto successiva, in qualche modo più accessibile. Ho visto Robbie su base non intensiva dall’età di 7 …

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Cabré L.M. (2002). Férenczi, la clinica del trauma e i suoi sviluppi nella psicoanalisi contemporanea

Testo della relazione di Luis Martin Cabrè (Sabato 16 Novembre 2002 – Plesso Didattico “La Torretta, Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze), che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore Nec ioco quidem mentiretur! Alcune intuizioni di Ferenczi circa la natura e la funzione terapeutica dell’interpretazione psicoanalitica e la sua relazione con la verità psichica “La scienza non è un ornamento linfatico, nè una semplice scacchiera, nè è inerzia nel lavoro: è la vita medesima che si rende conto di se stessa. E’, allo stesso tempo, la trasparenza dell’idea e il turbamento delle viscere” (Ortega e Gasset). L’acuta affermazione di Ferenczi (1919) che sottolineava come “lo psicoanalista deve comportarsi al pari di Epaminonda di cui Cornelio Nepote affermava che neppure per scherzo avrebbe mentito” introduce una delle pietre miliari sia teoriche che etiche sulle quali si fonda l’edificio teorico della psicoanalisi. Lo stesso Freud (1937), alcuni anni dopo la morte di Ferenczi, affermava che “la relazione analitica è fondata sull’amore della verità e non tollera finzioni nè inganni” (OSF, 11:531) e ancora con maggior convinzione esprimeva in …

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Gabbard G.O. (2002). Una prospettiva sul transfert basata sulla neuroscienza cognitiva

Testo della relazione di G.O.Gabbard (Sabato 7 Dicembre 2002 – Convitto Ecclesiastico della Calza) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore. Traduzione di Maria Ponsi PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL TRANSFERT Il concetto di transfert di Freud (1912) all’origine implicava la nozione di spostamento. Il transfert era “un clichè” in cui i desideri libidici suscitati nell’infanzia venivano trasferiti dall’oggetto genitoriale originario sull’analista. Nei sui lavori sulla tecnica egli si sforzò di chiarire quanto il transfert fosse una forma di resistenza al processo analitico oppure l’espressione di una relazione oggettuale interna che si poneva al centro del lavoro analitico (Friedman 1991). Freud affrontò e discusse anche il problema di quanto il transfert riflettesse il nuovo e il vecchio. Nel suo classico lavoro sull’amore di transfert (1915), Freud ad un certo punto negò che l’amore di transfert fosse da collegare con un qualsiasi aspetto della situazione o della relazione attuale, affermando che esso “è interamente costituito da ripetizioni e copie di precedenti reazioni ” (p.167). Solo due anni dopo, comunque, egli descrisse il transfert come qualcosa che implica “nuove edizioni …

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Hautmann G. (2002). La mia psicoanalisi

dal Capitolo Primo del libro FUNZIONE ANALITICA E MENTE PRIMITIVA (2002, Ed. ETS, Pisa), che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore e della Casa Editrice ETS Appartengo a quella generazione di analisti formatasi a cavallo degli anni ’50 e ’60 che ha sviluppato la propria identità analitica tra lo studio e la rivisitazione dell’opera di Freud e il crescente rapporto con autori che hanno formulato nuovi modelli descrittivi della mente e nuove modalità operative pratiche ora proponendone il loro lineare sviluppo dall’esplicito impianto di Freud, ora radicandone l’originalità in particolari, disoccultabili, risvolti del medesimo. Le ragioni del fiorire di nuovi apporti teorici e clinici con concettualizzazioni che sono andate oltre la prima topica e poi anche oltre la seconda, vanno ricercate, credo, nel confronto psicoanalitico con la psicosi più o meno criptica o esplicita, del resto da subito avviato da Freud stesso, o comunque con i disturbi narcisistici di personalità, con la sofferenza dei bambini e dei gruppi, correlato agli effetti di un approfondimento esperienziale della prassi analitica stessa, che nel percorso del suo sempre più …

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