Tutti gli articoli della categoria: Archivio relazioni

In questa sezione si trovano i materiali dei seminari organizzati dal Centro Psicoanalitico di Firenze

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Hautmann G. (2005). Il paziente tra la dualita’ analitica e la molteplicita’ seminariale

Firenze, Sala “La Colombaria” (Via S.Egidio 23/1 Firenze), sabato 22 gennaio 2005, relazione al Seminario “‘LAVORARE INSIEME. SUPERVISIONE DI GRUPPO E GRUPPO DI SUPERVISIONE” a cura del Centro Psicoanalitico di Firenze (Sezione Toscana SPI) e della Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica (AFPP) Il tema di cui mi sono occupato nel corso degli anni, prevalentemente dal punto di vista operativo e con qualche riflessione clinico-teorica, è quello del seminario analitico di gruppo. Con questa denominazione ho voluto fare riferimento, prima di tutto, al “seminario” inteso come un elemento strutturale specifico della formazione analitica che in una sorta di triade affianca gli altri due elementi formativi che sono l’analisi individuale e la supervisione. Questa struttura formativa, il seminario analitico di gruppo, è, secondo me, il modello operativo auspicabile da privilegiare per l’attività seminariale formativa negli istituti di psicoanalisi ed al tempo stesso può essere esportato fuori dagli istituti medesimi per la formazione degli psicoterapeuti o per la formazione delle diverse professionalità degli operatori negli ambiti istituzionali, comunque e ovunque si ritenga necessaria una base operativa di derivazione …

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Hautmann G. (2005). Ricordanado Franco Fornari

Intervento alla Giornata su Franco Fornari organizzata dal Centro Psicoanalitico di Firenze, sabato 14 maggio 2005, Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria Via S.Egidio 23/1 – Firenze Quando alcuni mesi fa, nell’ambito della Società Psicoanalitica Italiana, si è programmata una serie di interventi da tenere in diversi Centri di Psicoanalisi per ricordare Franco Fornari a venti anni dalla sua morte, ho provato una emozione particolare. Al di là dei motivi più ovvi, essa mi è sembrata da ricondurre a qualcosa riassumibile in una sola parola : Finalmente! Perchè in questi venti anni, che per me sono stati anche di intensa partecipazione alla psicoanalisi italiana, prima sul piano delle responsabilità istituzionali, quindi su quello della partecipazione alla attività analitica a livelli diversi, congressi, seminari, scritti, etc., Franco Fornari era come rimasto sullo sfondo, una presenza fondante del mio passato, più che una presenza dialogante nell’attualità ed una fonte di ispirazione per l’orizzonte analitico futuro. Certo non sarei qui a dire questo, se ritenessi tutto ciò qualcosa da ascriversi ad una esclusiva mia esperienza individuale. …

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Marinelli S. (2005). N-dimensioni temporali nel gruppo di supervisione. .

Firenze, Sala “La Colombaria” (Via S.Egidio 23/1 Firenze), sabato 22 gennaio 2005 Relazione al Seminario “LAVORARE INSIEME. SUPERVISIONE DI GRUPPO E GRUPPO DI SUPERVISIONE” a cura del Centro Psicoanalitico di Firenze (Sezione Toscana SPI) e della Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica (AFPP) La supervisione di gruppo è considerata una tappa essenziale nella formazione clinica degli psicoanalisti e degli psicoterapeuti ad orientamento analitico, ed è diventata da tempo uno strumento di lavoro molto diffuso nelle Istituzioni. Le radici di questa esperienza possono essere rintracciate, oltre che nella tecnica di supervisione duale, tradizionalmente intesa, nei gruppi di formazione alla psicoterapia attraverso l’ “Infant Observation” con la metodica di Esther Bick e nei cosiddetti gruppi Balint. Essa è stata variamente influenzata dagli studi sulle dinamiche di gruppo. A fronte della diffusione della pratica della supervisione di gruppo, poco è stato concettualizzato, tuttavia, in merito alle diverse modalità di conduzione del gruppo di supervisione, e al conseguente differente utilizzo del gruppo stesso nella discussione del materiale clinico. Non molti autori si sono occupati delle effettive diverse modalità di funzionamento del …

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Perini M. (2005). Leadership e gruppo di lavoro: tra genio ed Establishment

Terzo Seminario 2005 SPI-ASL Firenze su “La gruppalità nei Servizi di Salute Mentale” Coordinatore del Corso Giuseppe Saraò, Responsabile M.O.M. SM Adulti Distretto 2 Firenze 6 maggio 2005, giornata sul tema “La gruppalità e la leadership” “The individual is a group animal at war, both with the group and with those aspects of his personality that constitute his groupishness” (Bion, Experiences in Groups, 1961) La relazione è centrata sul concetto di leadership come funzione del pensiero del gruppo e dispositivo di contenimento delle ansie primitive legate al compito, al ruolo, alle identità minacciate dai processi di gruppo, ai rischi più frequenti del gruppo di lavoro (dalla frammentazione esplosiva alla deriva paranoide) e alla temperatura elevata delle relazioni gruppali. Il punto di riferimento concettuale è essenzialmente la concezione bioniana del workgroup e l’analisi dei processi organizzativi secondo il modello Tavistock. Il gruppo di lavoro I gruppi si formano per realizzare un compito comune, che nella maggior parte dei casi consiste in un lavoro. A un livello più profondo e segreto però le persone si mettono insieme …

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Pieroni M.A. (2005). La consultazione e la prognosi terapeutica

Testo presentato al secondo seminario su “DIFFICOLTA’ NELLO SVILUPPO DEL PROCESSO TERAPEUTICO E PROBLEMI DI CONDUZIONE DEL TRATTAMENTO” Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria” Via S. Egidio 23/1 Firenze Sabato 16 Aprile 2005 Nella storia della psicoanalisi i primi contatti tra analista e analizzando, dalla prima telefonata ai primi colloqui, sono stati oggetto di particolare interesse non solo per la quantità di informazioni che forniscono sul paziente ma anche per la significativa influenza che possono avere sull’inizio di un trattamento, per il valore predittivo sulla relazione paziente-analista e quindi sull’andamento del futuro trattamento analitico. La prima consultazione psicoanalitica non è semplicemente un incontro, un colloquio o un’intervista, anche se ne assume la forma: per la maggior parte dei pazienti essa costituisce la prima esperienza di psicoanalisi. I primi colloqui rivestono quindi un’importanza decisiva per il paziente e richiedono un assetto di lavoro specifico per lo psicoanalista. Che il colloquio iniziale sia correlato, nella mente del paziente, prima ancora che in quella dell’analista, alla prognosi lo testimonia la richiesta implicita o esplicita presente in …

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Ruberti L. (2005). Lavorare con Francesco Corrao: gruppo e modellizzazione.

Firenze, Sala “La Colombaria” (Via S.Egidio 23/1 Firenze), sabato 22 gennaio 2005, relazione al Seminario “LAVORARE INSIEME. SUPERVISIONE DI GRUPPO E GRUPPO DI SUPERVISIONE” a cura del Centro Psicoanalitico di Firenze (Sezione Toscana SPI) e della Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica (AFPP) In questo intervento vorrei proporvi una riflessione, spero utile alla discussione, sul gruppo e la modellizzazione, istituita da Corrao al Pollaiolo e che tuttora e’ un elemento strutturale del Centro Ricerche Psicoanalitiche di Gruppo. Con “modellizzazione” Corrao evidenziava soprattutto il mettere in comune e confrontare i modelli che informavano la prassi analitica dei colleghi del Pollaiolo che lavoravano con i gruppi, sia in ambito privato che istituzionale, in un interscambio positivo tra piu’ giovani e piu’ anziani, caratterizzato dalla fecondità di pensieri trasformativi. Il gruppo era costituito da un folto numero di partecipanti, durava due ore e si riuniva con la frequenza dei seminari teorici del Pollaiolo, quindicinale e poi mensile. Sul filo della memoria storica vorrei dire che si trattava di un momento di incontro particolarmente prezioso in quanto costituiva non solo …

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Ferro N. (2004). Psicoanalisi e narrazione: un modello della mente e della cura

Testo della relazione tenuta dal dr. A.Ferro il 14 maggio 2004 presso il Centro Psicoanalitico di Firenze, che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore La stanza d’analisi è il luogo delle narrazioni. Ciò in vari sensi. Se una paziente in prima seduta raccontasse che il problema che le toglie la pace e la gioia di vivere è il timore di avere un cancro al seno, con ogni probabilità buona parte dell’analisi potrebbe consistere nel rendere narrabile questo precipitato di emozioni mai pensate e vissute detto cancro al seno. Naturalmente a seconda dei modelli dell’analista il racconto da sviluppare potrà avere generi narrativi diversi dal tentativo di togliere il velo della rimozione al disvelamento del mondo interno del paziente e delle sue fantasie non coscienti, alla focalizzazione delle trasformazioni narrative di ciò che non poteva esser pensato attraverso la formazione di immagini tessute poi in costruzioni/ ricostruzioni, che riguarderanno quanto avviene all’interno della relazione analitica, del campo in cui essa si realizza e da qui verso la Storia e il mondo interno del paziente. E’ interessante quanto …

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Ferruta A. (2003). Angosce depressive e strutture narcisistiche tra gang e band

Testo della relazione di A.Ferruta al secondo seminario su “I Profili clinici del narcisismo” (organizzata dal C.P.F. presso il Convitto della Calza – 1? febbraio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice 1. Soggetti feriti Il concetto di narcisismo comprende le vicissitudini dei conflitti tra Io e oggetto: l’angoscia narcisistica riguarda oggetti travestiti da oggetti narcisistici. L’oggetto, che pure è lo scopo delle soddisfazioni dell’Es, in effetti per l’Io è sempre causa di squilibrio. Se l’Io aspira all’unificazione con l’oggetto, è vero però che questa riunificazione obbliga l’Io a modificare la sua organizzazione, con il rischio di venire invaso e sostituito dall’oggetto, oppure di precipitare nel nulla di fronte a un’eccessiva distanza o a un allontanamento definitivo dell’oggetto. Afferma Andrè Green (1983): “Il problema dei rapporti tra Io e oggetto è quello dei loro limiti, della loro coesistenza. Questi limiti sono tanto esterni che interni. Voglio dire che i limiti tra Io e oggetto entrano in risonanza e riverberano con i limiti tra Es e Io.” (170) Egli afferma che le personalità narcisistiche sono soggetti …

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Bonaminimo V. (2003). Il concetto di narcismo nella teoria delle relazioni oggettuali:il significato clinico delle identificazioni narcisistiche primarie nella prospettiva winnicottiana

Testo della relazione di V. Bonaminio al primo seminario su “I profili clinici del narcisismo” (organizzata dal C.P.F. presso il Convitto della Calza, 25 gennaio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore Allo scopo di esaminare il concetto di narcisismo nella teoria delle relazioni oggettuali ho pensato di articolare questo mio lavoro in due parti fra loro interconnesse. Una parte di introduzione al concetto nell’opera di Freud con accenni agli sviluppi successivi post freudiani nella quale propongo un escursus, secondo due differenti angolature seppur limitrofe, che approdano entrambe alla concezione delle identificazioni narcisistiche primarie. Una seconda parte, più clinica che focalizza questo tema nel contesto della relazione terapeutica secondo una prospettiva winnicottiana, e che ne enfatizza una dimensione particolare e specifica. I Alcune citazioni sparse, tratte dall’opera di Freud ; in un arco di tempo che va dai primi anni del secolo scorso, più precisamente il 1905, fino agli ultimi suoi scritti nel 1938-1939 ; possono essere utili, a scopo introduttivo, per chiarire la complessità, ed il significato ‘relazionale’ che il concetto di narcisismo ha …

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Filippini S. (2003). Narcisismo e perversione relazionale

Testo della relazione di S. Filippini al terzo seminario su “I Profili clinici del narcisismo” (organizzato dal C.P.F. presso il Convitto della Calza – 22 febbraio 2003) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Nell’accingermi ad affrontare il problema delle perversioni narcisistiche, o perversioni relazionali, come abbiamo scelto di chiamarle, mi pare necessario, in via preliminare, separare da esse il gruppo delle perversioni stricto sensu, quello cioè delle perversioni sessuali. L’uso di questo termine è andato facendosi più raro, soprattutto in psichiatria, a causa della possibile commistione con giudizi di valore. Il DSM IV infatti usa al suo posto i termini di “disfunzioni sessuali”, “parafilie” e “disturbi dell’identità di genere”. Freud il punto di partenza è obbligato ha studiato l’argomento a partire dalla Psychopatia Sexualis di Krafft-Ebing. Ripercorrendo in modo molto schematico le sue prime formulazioni, vediamo come, nei Tre saggi sulla teoria sessuale del 1905, Freud istituisca una distinzione tra aberrazioni riguardanti l’oggetto sessuale, come omosessualità, pedofilia, zoofilia, e aberrazioni che si riferiscono al fine, cioè quelle pratiche che non sono dirette alla congiunzione degli …

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