Tutti gli articoli della categoria: Archivio relazioni

In questa sezione si trovano i materiali dei seminari organizzati dal Centro Psicoanalitico di Firenze

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Vassallo Torrigiani M.G. (2010). Introduzione al seminario del 6 febbr. 2010

Introduzione al seminario Figure del Femminile del 6 2 2010 Fitrenze Accademia La Colombaria Maria Grazia Vassallo Torrigiani La questione del femminile in psicoanalisi: uno sguardo prospettico Partirò da una citazione di Freud, del 1932: “Questo è tutto quello che avevo da dirvi sulla femminilità. È certo incompleto e frammentario e non sempre suona gentile […]. Se volete saperne di più, interrogate la vostra esperienza, o rivolgetevi ai poeti, oppure attendete che la scienza possa darci ragguagli più approfonditi” (Introduzione alla psicoanalisi. Lez. 33: La femminilità. p. 240-41). Rivolgetevi ai poeti, all’esperienza e alla scienza. Permettetemi di interpretare liberamente questo invito, e di curvare l’accezione di questi tre termini al mio personale intento introduttivo alla nostra giornata. Cosa troviamo volgendoci ai poeti, ossia alla dimensione simbolica dell’arte, o in generale alle grandi narrazioni che sostanziano l’immaginario e la fantasmatica collettiva, e circolarmente da quest’ultima sono sostanziate? Per inciso vale la pena di segnalare che ci sono tesi mitopoietiche che si incentrano sul corpo,come quella di Otto,o di Gehlen, secondo il quale “la conformazione del corpo …

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Conrotto F. (2010). La femminilità negata

  Relazione presentata al seminario di Formazione Psicoanalitica – Firenze, La Colombaria, 6 febbraio 2010 Seminario di Formazione Psicoanalitica Firenze, La Colombaria, 6 febbraio 2010 La femminilità negata Seminario di Formazione Psicoanalitica Firenze, La Colombaria, 6 febbraio 2010 Il tema del mio intervento è il fenomeno della donna velata. Per andare subito al cuore della questione dirò che, a mio parere, esso svela il desiderio inconscio di cancellare la donna. La domanda che si pone è: perché? A mio avviso la risposta sta nel significato inconscio che assume l’anatomia dei genitali esterni della donna. A questo riguardo è necessario distinguere, come fa Laplanche (2007), tra “genere”, “sesso” e “sessuale”. Quello che si vuole cancellare è il sesso in quanto “significante”, secondo un codice che appartiene al “sessuale”. La psicoanalisi ci ha mostrato che l’anatomia dei genitali esterni della donna è, inconsciamente, interpretata come evirazione. Questo avviene all’interno di quella che comunemente definiamo “logica fallica” che, dal punto di vista cognitivo, è riportabile alla “logica binaria” che si struttura, come coppia di opposti, sulla opposizione tra …

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Giuffrida A. (2010). L’erotico e il materno nella costituzione dell’identita della donna.

6 febbraio 2010 , La Colombaria, Firenze Seminario su Figure del femminile La questione del femminile in psicoanalisi, pur avendo oramai ricevuto moltissimi contributi, sembra ancora non essersi sottratta del tutto a quell’alone di mistero che Freud le attribuì quando attraversò quella terra che gli apparve così oscura. Oggi sicuramente la ricerca psicoanalitica è progredita molto in questo ambito e la ricchezza dei contributi presenti nel libro Figure del Femminile (2009), a mio parere, ne è un esempio, tra tanti. Sappiamo quanto la teoria sulla genesi dell’identità femminile, nella nostra disciplina, sia stata e sia tuttora marcata da profonde divergenze. Come se l’invisibilità dell’organo sessuale femminile, la sua natura interna e soprattutto il mistero che accompagna la funzione generativa della donna richiedessero come risposte la molteplicità delle ipotesi. Tuttavia l’interrogazione che mi appare fondamentale, e che si annida a volte esplicitamente, altre in maniera più implicita oggi per la psicoanalisi si aggira attorno all’idea delle potenzialità di trasformazione dell’inconscio. Credo che l’osservazione del “femminile” sia un vertice privilegiato da cui guardare verso questa prospettiva. Non …

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Morselli C. (2010). L’interpretazione e il lavoro con i bambini – Cinzia Morselli

Seminario di Formazione Psicoanalitica – Firenze, La Colombaria, 20 febbraio 2010 L’interpretazione L’interpretazione è stato fin dall’inizio della psicoanalisi uno dei momenti chiave del lavoro clinico, di questa nuova cura a cui Freud diede il nome di “cura con le parole”. Nel corso del tempo il senso, il modo dell’interpretare si è modificato. Il senso che Freud dava all’interpretazione era il disvelamento del mondo inconscio, delle forze e delle pulsioni in esso agenti. Ma già fin da allora Freud metteva in guardia gli analisti dal dare interpretazioni, soprattutto in una fase iniziale, troppo affrettate e “saccenti” che avrebbe potuto provocare non solo l’interruzione dell’analisi, ma anche una cattiva fama per essa. C’è bisogno di costruire un rapporto di fiducia, continua sempre Freud, il paziente deve sapere che dall’analisi riceverà cose buone prima di potersi addentrare all’interno delle aree più delicate e profonde. “Anche in stadi ulteriori del trattamento si dovrà usare prudenza, al fine di non comunicare la soluzione di un sintomo o la traduzione di un desiderio prima che il paziente non si trovi …

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Manfredi Gervasini R. (2010). Il doppio sogno di Rita Anna Manfredi Gervasini

  Seminario su L’INTERPRETAZIONE Firenze, La Colombaria, 20 febbraio 2010 L’interpretazione Clara mi consultò poiché riteneva che il suo matrimonio “bianco”, che durava da più di 8 anni, “non fosse normale”. Quando la vidi per la prima volta, il suo aspetto mi colpì profondamente: nonostante avesse 32 anni, appariva una ragazzina di 14/15 anni, un visino grazioso di cera, una figura senza tempo. Figlia unica, il padre morì quando Clara aveva 15 anni. L’uomo, affetto da oltre un anno da un tumore maligno, si spense durante la notte nella camera vicina a quella della figlia. Ella ricordava il grande trambusto, ma si disse sorpresa di questo decesso: aveva completamente negato la malattia del padre. Si era anche chiesta come mai la madre piangesse ancora a distanza di alcune settimane dalla morte del genitore. Sappiamo che l’elaborazione del lutto può avvenire solo se il soggetto è in grado di rappresentarsi l’oggetto e l’affetto al quale deve rinunciare. Il paradosso è che la rappresentazione dell’oggetto può avvenire solo in mancanza di questo, si deve creare quindi uno …

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Sessarego A. (2010). La scelta dell’interpretare

  Seminario su L’INTERPRETAZIONE La Colombaria, Firenze, 20 Febbraio 2010 Parlare di interpretazione è per noi tutti, psicoanalisti o psicoterapeuti, necessario e nello stesso tempo quasi impossibile. E’ necessario perché l’interpretazione è una funzione specifica del trattamento psicoanalitico ed è uno strumento di tutto il nostro lavoro. E’ quasi impossibile perché è un tema così ampio che sarà sempre un parlarne limitato, dove solo alcune cose saranno approfondite e molto dovrà essere sempre e comunque aperto a riflessioni proprie, per lo più silenti, ma si spera stimolate da queste occasioni collettive. Vorrei richiamarmi ad un articolo di Pier Luigi Rossi pubblicato nel 2004 su di un numero speciale della Rivista di Psicoanalisi, sulla natura dell’interpretazione. Uno dei punti salienti di questo articolo riguarda quello che l’autore chiama l’atteggiamento interpretativo. Questo è un assetto interno dell’analista che caratterizza la situazione analitica, un tipo di ascolto nel quale c’è la possibilità che le cose assumano un significato diverso da quello con cui vengono proposte. La sospensione del giudizio di realtà su tutto quanto viene detto o fatto …

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Carnaroli F. (2010). Discussione di “Interrogare la rêverie” di S.Thanopulos

  Seminario su L’INTERPRETAZIONE La Colombaria, Firenze, 20 febbraio 2010 In che modo Thanopulos interroga il concetto di rêverie, che noi consideriamo come funzione alla base della capacità di interpretazione? A mio parere, egli ci aiuta a chiarire, ad approfondire e soprattutto a rivitalizzare il concetto bioniano di rêverie cercando di individuare la psicogenesi di tale funzione nel processo di separazione del bambino dalla madre, durante il quale egli, sentendosi mutilato di madre, compie identificazioni isteriche nei confronti di parti e funzioni di lei. Seguendo il linguaggio di Thanopulos, nella drammatica tensione fra il desiderio di sé e il desiderio dell’altro (riconosciuto ormai come separato ma come tale scarsamente tollerabile), il bambino si mette dentro un altro di sé. La presenza interna di questo altro di sé caratterizza l’identificazione isterica, sia rispetto all’identificazione narcisistica (in cui il vissuto è quello dell’indifferenziazione), sia rispetto al successivo riconoscimento dell’altro come altro da sé (oggetto oggettivo, per dirla con Winnicott). Entro tale modalità identificatoria, il bambino si comporta come quella ragazza isterica – descritta da Freud in “Fantasie …

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Thanopulos S. (2010). Interrogare la rêverie.

“L’interpretazione” –  Seminario di Formazione Psicoanalitica Firenze, La Colombaria, 20 febbraio 2010 Thanopulos S. (2010) INTERROGARE LA REVERIE Nella sua accezione più comune la reverie è il sognare dello stato di veglia, che riguarda tutti gli esseri umani in tutte le fasi della loro vita, a partire dal loro accesso all’esperienza onirica. Essa è particolarmente attiva nella relazione analitica, se questa funziona bene. Secondo il mio punto di vista è di natura isterica: il suo prototipo, che è anche la matrice del sogno vero e proprio, è l’identificazione isterica tra il bambino e la madre. Il prospettiva di Bion sulla reverie è diversa. Per lui reverie è la capacità della madre di sognare le emozioni del figlio quando quest’ultimo è in grado di allucinare l’esperienza dell’appagamento, ma non è ancora in grado di sognare, in una fase che precede l’identificazione isterica. Dunque ci sono due prospettive sulla reverie, anche se, come si vedrà in seguito, sono collegate tra di loro. Tra gli psicoanalisti la differenza non è sempre chiara. Spesso la concezione Bioniana della reverie …

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Ponsi M. (2010). Pensiero clinico e dati neurobiologici

Intervento al seminario di S. Merciai e B. Cannella “Neuroscienze e Psicoanalisi: cavarsela alla meno peggio” Firenze – La Colombaria – 13 marzo 2010 Ci troviamo in un contesto scientifico in cui la psicoanalisi non è più la disciplina cui compete per eccellenza il titolo di specialista del mondo inconscio. Non ne ha più la prerogativa, o il copyright, perché altre discipline oggi concorrono a ridisegnare la mappa della mente inconscia. Sono in molti nella comunità psicoanalitica a guardare questo nuovo scenario con l’ovvio interesse di trovare nelle acquisizioni delle discipline limitrofe elementi utili per meglio comprendere i processi psichi inconsci. Al medesimo scenario però molti altri guardano con cautela, o addirittura con diffidenza. Non vi colgono l’opportunità di un arricchimento delle nostre conoscenze; vi vedono soprattutto il rischio di snaturare la specificità dell’oggetto e del metodo della psicoanalisi. Questa differente reazione è da ricondurre all’annosa disputa che si è riaccesa intorno all’interesse per le neuroscienze – la disputa che contrappone coloro che considerano la psicoanalisi una scienza a sé stante, libera alle regole praticate …

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Landi N. (2010). Neuroscienze e Psicoterapia infantile: con-fusione o co-operazione? Riflessioni per il lavoro clinico

Relazione presentata al seminario di Formazione Psicoanalitica – Firenze, La Colombaria, 13 Marzo 2010  .   Tra Psiche e Cervello: L’Inconscio e le Neuroscienze Seminario di Formazione Psicoanalitica Firenze, 13 Marzo 2010   In un lavoro del 1957 Winnicott scriveva “.. attraverso una costante cooperazione psicoanalisti e osservatori diretti potranno riuscire a correlare ciò che è profondo in psicoanalisi con ciò che è precoce nello sviluppo infantile” (1) Questa affermazione ci appare oggi come un auspicio remoto a quello che attualmente è un confronto vivo e un dialogo aperto tra discipline diverse nella comprensione della nascita e dello sviluppo della vita psichica del bambino. Nell’ultimo decennio si è assistito a rilevanti progressi in vari settori dello scienze dello sviluppo: alla tradizione psicoanalitica con la centralità dei processi inconsci che caratterizzano il mondo interno e gli stati mentali nell’interazione bambino – caregiver ( es.concetti di mirroring e di holding) , si sono affiancati gli importanti contributi provenuti dall’infant research con gli studi fortemente innovativi sulla capacità della regolazione affettiva e lo studio dei processi adattivi dinamici ,collegati …

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