Tutti gli articoli della categoria: Archivio relazioni

In questa sezione si trovano i materiali dei seminari organizzati dal Centro Psicoanalitico di Firenze

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Ruggiero I. (2013). Controtransfert come ostacolo e come risorsa nel lavoro analitico con gli adolescenti e i loro genitori

Relazione presentata al Seminario AFPP CSMH – AMHPPIA SIPP SPI “Il lavoro di controtransfert nella cura psicoanalitica degli adolescenti” sabato 8 Giugno 2013 Sala del Giardino d’Inverno, Istituto Montedomini, Via de’ Malcontenti, 6 Firenze Introduce Stefania Nicasi (SPI). Intervengono Adriana Ramacciotti (SPI) e Sandra Carpi Lapi (AMHPPIA) Testo della relazione di Irene Ruggiero che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autrice Esperienze interiori non pensate.   Già Freud aveva postulato (1914) l’esistenza di processi psichici che non hanno accesso alla coscienza non perché rimossi, né perché disinvestiti, ma per una mancata “notazione” e segnalato in diverse occasioni (1913; 1915; 1921a) la presenza di comunicazioni da inconscio a inconscio, che eludono la coscienza e prescindono dall’uso dello strumento verbale, delle quali l’analista diventa consapevole tramite “idee improvvise di cui non conosciamo l’origine” (Freud, 1915, 50): attraverso di esse, grumi senso- affettivi ancora indefiniti prendono forma e trovano una via di accesso alla coscienza grazie alla ricettività dell’analista. L’analista contribuisce così a convalidare e a dare un senso di realtà psichica ad esperienze interiori che, prive di accesso alla …

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Nicasi S. (2013). Dove ci sta portando il controtransfert?

Presentazione del seminario “Il lavoro di controtransfert nella cura psicoanalitica degli adolescent” con Irene Ruggiero sabato 8 Giugno 2013 Sala del Giardino d’Inverno, Istituto Montedomini, Via de’ Malcontenti, 6 Firenze Introduce Stefania Nicasi (SPI). Intervengono Adriana Ramacciotti (SPI) e Sandra Carpi Lapi (AMHPPIA)   Il titolo di Irene Ruggiero sintetizza la sua posizione: il controtransfert come ostacolo e come risorsa. E’ una posizione intermedia che racchiude cento anni di storia.   L’ostacolo. Freud lo considerava un ostacolo, non c’è dubbio su questo. Come tale il controtransfert andava superato anche se, come nota Stefania Manfredi, non si sa bene come. Non è del tutto chiaro cosa Freud intendesse con il prefisso “contro”. Giuseppe Civitarese propende per un’accezione debole del prefisso che vorrebbe dire qualcosa di analogo al transfert, come nella parola “controparte”: “Ciò che si inverte (in Freud) è solo la direzione del movimento affettivo che va stavolta dall’analista al paziente” (Civitarese, 91). Ma allora sarebbe il transfert dell’analista? Non è certo, dice Stefania Manfredi e io sono d’accordo con lei. Il prefisso “contro” mi porta …

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Foresti G. (2013). Dimensioni istituzionali del controtransfert: il transfert sulle teorie e i suoi possibili rimedi

Testo della relazione di G.Foresti al Seminario “Transfert sulle teorie & e transfert sulla clinica nel lavoro con i gruppi” (Firenze, 4 Mag 2013) che pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore. La relazione consta di quattro parti. Nella prima si affronta il problema del transfert sulle teorie — fonte non trascurabile di problemi controtransferali. Nella seconda si presenta una metodologia di ricerca/intervento nelle istituzioni — il Listening Post (LP) — e i suoi presupposti teorico-tecnici — Bion e la tradizione delle group relations. Nella terza si commenta il report  di un LP effettuato in un’istituzione psichiatrica. E nella quarta, infine, si discutono le fonti più comuni di controtransfert controproducente nel trattamento dei pazienti borderline.   Summary Premessa su sviluppo del tema in correlazione con la conferenza di K. & Ferruta (ricorderai che inizialmente eravamo stati messi tutti insieme). Concordando con K. sulla diagnosi, propongo strumenti metodologici diversi dai suoi. K. lavora con gruppi in cui opera secondo lo stile dello psicoterapeuta/analista di gruppo. Io ho sperimentato l’efficacia delle tecniche di derivazione inglese e statunitense: www.grouprelations.org.uk (o www.grouprelations.uk.org …

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Ferruta A. (2013). Le angustie del narcisismo nella cura analitica.

Soggettivazione nell’intersoggettività (Kaës) relazione presentata al Seminario AFPP CSMH – AMHPPIA SIPP SPI “Malessere sociale e malessere individuale: alleati o nemici?” con R.Kaës e A.Ferruta 13 Aprile 2013 Sala del Giardino d’Inverno, Istituto Montedomini –Via de’ Malcontenti, 6 – Firenze Per gentile concessione dell’autrice, per consultazione e non per riproduzione Premessa “Se e come sono cambiati i nostri pazienti fino ai giorni nostri”, affermava Eugenio Gaddini in un importante lavoro del 1984. Oggi possiamo aggiornare quella riflessione, a partire dall’analisi di casi clinici che chiedono una cura per una forma di sofferenza narcisistica. Ci troviamo immersi in una sindrome psicosociale (Di Chiara, 1999), che sostiene forme di relazione nelle quali i processi di integrazione pretendono di oltrepassare i limiti del singolo, fino a riassorbire l’altro, senza sviluppare processi di soggettivazione, in una dimensione narcisistica totalizzante e isolata. Kaës (2012) propone una riflessione sulle nuove forme di sofferenza psichica, che prescindono dai fenomeni di lutto, che comportano la difficoltà e incapacità di elaborare la perdita di altro e dell’altro, e riguardano soprattutto forme di eccessi: mania, …

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Kaës R. (2013). Malessere sociale e malessere individuale: alleati o nemici?

Cosa può la psicoanalisi di fronte al malessere psichico nelle civiltà ipermoderne? relazione presentata al Seminario AFPP CSMH – AMHPPIA SIPP SPI “Malessere sociale e malessere individuale: alleati o nemici?” con R.Kaës e A.Ferruta 13 Aprile 2013 Sala del Giardino d’Inverno, Istituto Montedomini – Via de’ Malcontenti, 6 – Firenze Per gentile concessione dell’autore, per consultazione e non per riproduzione Traduzione a cura di S.Bitossi, S.Calamandrei e A.Usuelli Cominciamo con due interrogativi che definiscono la pertinenza e la portata di quello che vorrei esporre in questa conferenza. Il primo mi accompagna dall’inizio delle mie ricerche. Lo formulo semplicemente così: come facciamo a conoscere ciò che conosciamo, e ciò che conosciamo si applica a tutti i campi della conoscenza? O più chiaramente: che legittimità possiede il discorso psicoanalitico derivato dalla cura per parlare del malessere nella cultura ipermoderna, o secondo la formulazione di Freud, del “disagio nella civiltà”. A questa prima domanda d’ordine epistemologico se ne aggiunge un’altra, d’ordine metodologico e clinico. Dopo Freud, la pratica e la teoria della psicoanalisi sono cambiate, e con esse …

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Guerrini Degl’Innocenti (2012). Sul concetto di transfert, fra passato e presente.

relazione presentata al Seminario ASL –SPI 7 dicembre 2012 Sala del Giardino d’Inverno, Istituto Montedomini –Via de’ Malcontenti, 6 – Firenze Quando uno psicoanalista parla del transfert parla non solo della storia della psicoanalisi come disciplina e come istituzione, ma anche, inevitabilmente, della propria storia personale all’interno della comunità psicoanalitica, cioè implicitamente o esplicitamente, di tutti quelle relazioni, quindi anche di quei transfert, che hanno segnato i passaggi più significativi della propria vita professionale e affettiva all’interno della società. Per questo motivo al contenuto di questa relazione hanno contribuito due diverse bibliografie. Una bibliografia “tecnica” sul transfert, tutto quello che ho letto nel corso della mia formazione, della mia vita professionale e in particolare quello che ho riletto in questo frangente per scrivere questo intervento. Ma soprattutto, proprio perché si parla di transfert, ha contribuito una bibliografia che non troverete citata nel dettaglio, una bibliografia che definirei affettiva, fatta di maestri, figure di riferimento alle quali sono in modi diversi, ma speciali, debitrice. E proprio sul transfert, forse non casualmente, questi maestri per me sono …

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Bruni A. (2012). Sinergie orientali nell’ascolto analitico

C.P. F. – Convegno su “IL SILENZIO IN PSICOANALISI” – 6 Ottobre 2012 – Alessandro Bruni     Sinergie orientali nell’ascolto analitico 1 Il mio contributo sarà quello di povero agnostico, con una religiosità naturale che mi ha portato nel corso del tempo a considerarmi un umile cercatore d’anima. Spero che le mie immaginazioni speculative non vengano sentite come blasfeme dagli amici qui presenti, sicuramente più edotti di me su questioni così difficili di confine. 2 – Racconterò per iniziare un fatto, riportato da Karl Pribram, che ebbi il piacere di invitare negli anni ‘80 a Roma, nel Centro Ricerche di Gruppo del Pollaiolo. Il fatto accadde molti anni fa nel Bowery, un quartiere a quel tempo molto emarginato di New York: una notte, inspiegabilmente, la polizia ed altri servizi di assistenza furono tempestati di telefonate di richiesta di aiuto di vario genere: chi denunciava rumori sospetti, chi fughe di gas, chi sosteneva di essere minacciato, chi di sentirsi male e così via. Oltre alla totale irrealtà di queste impressioni, fu notato che la maggior parte delle …

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Secchi C. (2012). Il silenzio turbato dell’analista davanti a una perdita del divino.

Tavola rotonda, 6 ottobre 2012. “Psicoanalisi e fede s’interrogano sul silenzio”   C.P. F. – Convegno su “IL SILENZIO IN PSICOANALISI” – 6 Ottobre 2012 Il silenzio turbato dell’analista davanti a una perdita del divino   Luca, un compositore di 38 anni, dalla fisionomia austera e vagamente ascetica, chiede l’analisi per un diffuso disagio esistenziale che l’accompagna da tutta la vita, esacerbandosi in alcune specifiche circostanze con un’espressività sintomatica che oscilla tra uno strisciante stato depressivo e una serie di somatizzazioni (in prevalenza cefalee). Figlio unico, orfano dall’età di 10 anni di un padre “forte”, serioso e molto idealizzato (con una madre affettuosa e presente, ma, dopo la vedovanza, apprensiva, piuttosto “gelosa” ed estremamente devota), è sposato da alcuni anni con una compagna di conservatorio: la coppia è senza figli – figli che il paziente desidererebbe ma nello stesso tempo teme di avere. Luca ha una concezione solenne e severa del comporre in musica al punto che gli capita sovente, specie nella fase finale del processo creativo, di entrare in una tormentosa spirale, dalla quale, …

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Rocchi C. (2012). L’analista nel deserto

C.P.F. – Convegno su “IL SILENZIO IN PSICOANALISI” – 6 Ottobre 2012 Rocchi C. L’analista nel deserto Tracce per l’intervento Definire un deserto non è facile. A partire dai geografi dell’antichità fino ai grandi esploratori del XIX e XX secolo, sono stati innumerevoli i tentativi di descriverlo e definirlo. In molte lingue, come italiano, francese, inglese, deriva dal latino desertum, che significa luogo disabitato e non ha nulla a che vedere con l’aridità e la mancanza di precipitazioni. Lo stesso valga per il tedesco wust . I geografi moderni tendono ad essere più precisi. E utilizzano definizioni quali: “un deserto è una regione in cui, a causa di precipitazioni deboli o addirittura inesistenti, la vegetazione è scarsa o molto rada”. Nondimeno il termine deserto continua ad essere vago dal momento che designa paesaggi molto diversi tra loro; si va dal TAZENROUFT (laggiù dove non c’è nulla) nel Sahara algerino al Kalahari (Afr. Merdid. , tra Botswana, Zimbabwe, Namibia , Sudafrica, )con i suoi tanti alberi e arbusti; d’altronde nel corso dei miei viaggi ho potuto …

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