IL GIOCO DELLE PASSIONI
Passioni, possessioni, accadimenti, migrazioni
“Non finisce il mondo, finisce un mondo”
(Laura Pugno)
Agli amori, i transfert, irriducibili potenzialità,nel nostro non venirne mai definitivamente a capo
“Ti porterò nel sangue”, scrive Rilke a Lou Salomé, in una delle tante lettere che hanno tessuto e testimoniato il loro legame.
Affermazione fulminante e assoluta che ci consente di avvicinarci ad uno dei nodi centrali che interrogano la psicoanalisi sin dalle sue origini e che, in modo diverso, apre una serie di questioni anche rispetto alle configurazioni teorico-cliniche attuali: il gioco delle passioni.
Questo tema complesso, oggetto di possibili diramazioni e sviluppi anche da vertici psicoanalitici tra loro molto distanti, offre la possibilità di mettere al lavoro una molteplicità di sguardi, pur conservando, allo stesso tempo, quella di tenere intatto il suo nucleo ineludibilmente anche enigmatico.
Se da una parte questo tema-questione apre ad un possibile confronto tra modelli psicoanalitici eterogenei, dall’altro esso dà la possibilità alla psicoanalisi, o alle psicoanalisi, di interrogarsi sulle fondamenta del suo operare e anche sullo statuto epistemologico di questo tipo di sapere.
Il gioco delle passioni, tra potenzialità e rischi inerenti al suo dispiegarsi, in alcuni momenti del trattamento o in relazione al funzionamento prevalente di alcuni pazienti, si riferisce a ciò che in analisi si incontra come ‘agieren’ e alle sue oscillazioni, talvolta eccessive, tra spinte all’egoismo-conquista-impossessamento e quelle all’infinito, di essere all’unisono-un’unità-con-il-Tutto.
I transfert, necessariamente sempre al plurale, tra risveglio di movimenti, re-innervazioni affettive e reincarnazioni, sono forze propulsive potenzialmente ubiquitarie che prendono forma nella stanza di analisi, e non solo, portando spesso con sé conseguenze quanto mai reali.
In analisi, i transfert sono – e per cerri versi restano- ‘materia opaca’, che da vita ad esperienze psichiche molto particolari tra paziente e analista, esperienze difficilmente veicolabili tramite narrazione.
Quando divengono spinta passionale intensa, i transfert, tra croce e delizia, hanno la capacità di presentificare ciò che non è mai giunto a farsi parola o ciò che la parola non ha trovato e non trova modo di rappresentare: stati primordiali, mozioni, invocazioni, tentativi di riproduzione che non tengono conto della realtà, che si giocano tra spinte e ricerca di oggetti sostitutivi, utilizzabili nel presente e, bene che vada, ‘sufficientemente nuovi’.
Attraverso le passioni, attraversati da esse, in analisi, si incontrano varie forme di impasse, o presunte tali, che spesso si giocano tra vissuti di impotenza, blocco del pensiero, aperture all’inedito e confusione sui limiti.
Le passioni, tra tentativi di fare il lutto di oggetti incestuosi o comunque perduti, talvolta divengono testimonianza dei nostri tentativi senza fine di fare i conti con quell’impotenza originaria o con l’informe che non si finiscono mai di incontrare, nella clinica così come nella vita.
Le passioni, ‘cosa estranea’, formazioni mentali inconsce, intese come ritorni e creazioni, tra ‘qui pro quo’ e falsi nessi, attraverso la loro natura eterogenea di pensieri-affetti trasferiti sull’analista, ci parlano dei preziosi e talvolta rischiosi precipitati legati alla dinamica transfert-controtransfert e anche dell’emergenza, con tutta la portata distruttivo-creativa, della relazione analitica, tra rischio di confusioni, messa in tensione dei confini egoici e possibilità di estensione di sé e di ascolto del transindividuale e dell’impersonale.
Sin dalle origini della psicoanalisi le passioni fanno irruzione nella cura, obbligando gli analisti, non tanto o non solo, a riconoscere (se non in après-coup) la loro natura o presenza ma soprattutto costringendoli ad incontrare il loro potenziale di ‘urto’: interruzioni di cura, fughe (di pazienti ma anche di analisti), impasse, blocchi o diritto a ‘non cadere guariti’, passione per l’infelicità, tentativi infiniti di cambiare/rifare la madre.
La messa in moto di questi intensi moti affettivi consente di incontrare la ‘cosa estranea’, l’inconscio, come accadimento e come ciò che è sempre sul punto di avvenire, e non solo come spinte o contenuti che si tende a rimuovere, reprimere, metter via.
Le formazioni dell’inconscio e le passioni, intese come fenomeni-possibilità di lavoro psichico e forze propulsive/potenzialità di spostamento, danno la possibilità di lavorare analiticamente non tanto o non solo sull’Io, le difese, l’adattamento, la necessità della rinuncia o sublimazione-naturalizzazione-civilizzazione delle spinte del ‘primitivo’.
Questi elementi consentono di interrogarsi anche sugli orizzonti, tra vecchio e nuovo, che possono aprirsi attraverso la messa in forma di questi precipitati psichici e attraverso la messa in moto delle forze di pulsazione in cerca di oggetti da incontrare-creare.
Spinte attive, passivo-attive, forze intermittenti, a tratti anche trasgressive ma potenzialmente creative, da accogliere.
L’ esplorazione dei moti vitali passionali, generativamente e necessariamente (anche) “sconvenienti”, consente la sovversione e l’ampliamento del solo registro auto-conservativo così come del noi stessi dato, noto e coeso o pseudo-coeso, e l’apertura verso l’ignoto e verso nuove possibilità di legame.
Se ciò che è dato è ‘ lo spettro dell’esperienza’ e, parafrasando Winnicott, le teorie sono tentativi di messa in forma, tra pensiero congetturale-immaginativo e necessari balbettii che cercano di spiegare i fatti, in analisi, quando entrano pienamente in gioco le passioni, si tratta poter di recuperare alcuni elementi dell’ambiente clinico winnicottiano durante le consultazioni.
Masud Khan, attraverso un’immagine illuminante in tutta la sua semplicità, ci parla di un ‘caos che l’analista riesce a tenere sotto controllo’.
Non con la magia, che richiede complici, ma con una pratica clinica ancorata e ancorabile, in après-coup, ad una teoria – allo stesso tempo – presente ed emergente, teoria necessaria e nello stesso tempo sempre in fieri come pensiero clinico, le cui elaborazioni costano, a tratti, “non meno di ogni cosa”.
L’esperienza dell’inconscio e dei moti passionali e vitali ci porta ad ampliare i nostri confini psichici e affettivi per accogliere l’altro, nelle sue varie configurazioni: l’Altro, l’altro del legame e l’altro-ignoto-di noi stessi che il contatto profondo e perturbante con il paziente inevitabilmente ci porta.
Winnicott ci parla anche di un essere umano isolato e inconoscibile in grado di personalizzarsi e, almeno in parte, di incontrare se stesso e di conoscersi solo attraverso l’altro: cruciale-crudele paradosso questo, proprio come il transfert, anch’esso croce e delizia.
Il transfert, i transfert, grandi alleati ma anche territori di incontro di fenomeni paradossali quando, attraverso l’analista (sia destinatario che veicolo), essi fanno entrare in scena la coazione a ripetere, nelle sue molteplici forme.
Nella clinica, l’esperienza con i moti passionali intensi consente di scoprire e attraversare inesplorate forme di legame così come di incontrare, in noi stessi e nella cura, anche preziosi limiti.
I moti passionali, sempre in bilico tra parola e agieren transferale, consentono di esplorare ‘i difetti di transfert’ (clinica del limite e del vuoto, forme di sofferenza importanti), in tutta la loro veste di investimenti complessi, allo stesso tempo possibili e impossibili, caratterizzati da movimenti di oggettualizzazione e deoggettualizzazione spesso contraddittori.
Nel lavoro con ferite precoci, si incontrano ‘saperi insufficienti’, ferite dell’anima (seele di Freud ma nello stesso tempo anche quella che per l’uomo spirituale è carne, Cvetaeva), balbettii infantili o sussurri di sirene o di strani esseri marini, che chiamano in causa l’analista fino alle radici più profonde del suo essere e che vanno a toccare i suoi modi di sentire, quelli nello stesso tempo più intimi e ignoti.
Rationale di Cecilia Ieri
Foto di Alessio Ciardi
Ciclo ECM FAD
IN CORSO DI ACCREDITAMENTO
Sabato 22 febbraio 2025 orario: 9.30-13-30
Paola Camassa (SPI) “La meraviglia come passione dell’analista a rappresentare”
Discussant: Stefania Nicasi
Sabato 29 marzo 2025 orario: 9.30-13-30
Stefano Calamandrei (SPI) “Passione dell’annientamento e rifugi della mente”
Funzione Discussant Assegnata al Gruppo di Partecipanti
Sabato 10 maggio 2025 orario: 9.30-13-30
Gemma Zontini (SPI) “Domandare per domandare: la realtà dell’uomo”
Discussant: Cecilia Ieri
Sabato 7 giugno 2025 orario: 9.30-13-30
Anna Cordioli (SPI) “Passioni e potere”
Discussant: Teresa Lorito
Sabato 25 ottobre 2025 orario: 9.30-13.30
Laura Ambrosiano (SPI) “L’indifferenziato, il ‘noi’”
Discussant: Stefano Calamandrei
Quota di Partecipazione
INTERO CICLO: Esterni € 200,00; Soci SPI, Candidati SPI e Studenti € 150,00
SINGOLO SEMINARIO: Esterni € 40,00; Soci SPI, Candidati SPI e Studenti € 30,00
Il ciclo di incontri è in via di accreditamento.
PER INFORMAZIONI: cpf@spi-firenze.it