Psicoanalisi e dintorni
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“Formulazione della psicoanalisi” di Cesar Sandler – presentazione del libro a cura di Luca Trabucco

sandler

Alpes, 2023

Mi sento particolarmente onorato e felice di poter introdurre la prima edizione in assoluto, non
solo in Italia, di questo volume di Paulo Cesar Sandler, ottavo di un’opera unica nel panorama
scientifico della psicoanalisi: A apreensão da realidade psíquica, che è un’opera nata dalle
discussioni di gruppi di studio che Paulo Sandler ha tenuto dal 1987 alla Sociedade Brasileira de
Psicanálise de São Paulo, anche su suggerimento di Meg Harris Williams, dei testi che aveva
previamente preparato, e che ha avuto uno sbocco editoriale grazie ad Imago Editora di Rio de
Janeiro, diretta da Jayme Salomão; un editore lungimirante, che già ebbe il merito non trascurabile
di pubblicare, primo ed allora unico al mondo, i primi due volumi di Memoria del futuro, di Wilfred
R. Bion.
I primi sette volumi sono stati pubblicati tra il 1997 e il 2003. Nel 2004 Imago ha avuto gravi
problemi finanziari, per cui l’attività editoriale subì un arresto. Così l’ottavo e nono volume della
serie non furono pubblicati, ma anche perché Sandler fu poi impegnato nella pubblicazione di altri
importanti volumi – The language of Bion, per esempio, fu pubblicato nel 2005.
In questa opera, nel suo insieme, Sandler ha “considerato l’ipotesi che la psicoanalisi abbia le
proprie origini nel riconoscimento di una necessità umana. Essendo una necessità, è implicito che
sia naturale. Tanto naturale quanto la necessità di alimentarsi, di bere, di un’igiene personale […]Di quale necessità stiamo parlando? Della necessità di conoscere, delle sue tecniche, e dei processi
attraverso cui si ottiene la conoscenza. Essa è tanto antica quanto l’umanità stessa. La distinzione
tra la conoscenza e i modi per ottenerla […] fu postulata da Kant, sebbene sia stata delineata da
Platone, Aristotele e Spinoza […] Scienza e arte si incontrano in quanto modi di apprensione della
realtà, sono metodi diversi per il medesimo scopo – essendo tuttavia l’arte il più antico” (Hegel e Klein, 2003, p. 17-19).
L’interesse di Sandler è la Conoscenza, la sua valenza emozionale, e il suo rapporto con la verità,
quella cosa che Bion ha definito semplicemente come l’elemento indispensabile per la crescita
mentale, e, conseguentemente, il νουσ, la mente che conosce se stessa; in termini attuali: la
psicoanalisi.

“Le conseguenze delle formulazioni di Bion sono di larga portata in quanto abbracciano
una grande area della “conoscenza” umana. Nello stesso tempo sono, simultaneamente, psicoanalitiche. Può essere che la descrizione di qualcosa che è di
base mostri una validità per diversi livelli di osservazione, dal livello microscopico
a quello macroscopico?” (Sandler, Introdução a Uma memoria do futuro de W.R.
Bion, 1988, p. 58).
Questo volume ha l’opportunità, grazie ad Alpes, a Roberto Ciarlantini, un altro editore
“illuminato”, di avere la possibilità di venire alla luce per la prima volta. E in questo volume ci si
confronta col pensiero di Schopenhauer, di Max Planck, e infine di Nietzsche, autori che
rappresentano la più prossima discendenza del pensiero di Freud, e che rappresentano coloro che
più di tutti hanno nel loro pensare conseguito una tolleranza del paradosso: poterlo considerare
senza avere la necessità di risolverlo.
Accanto a questi autori vengono anche presi in considerazione Brentano, di cui Freud fu anche
allievo, e il suo concetto di intenzionalità, che rimanda in modo diretto all’idea dell’Inconscio; e poi
von Hartmann, che del termine “Inconscio” potrebbe essere considerato il padre, anche se nel suo
pensiero manca poi nel cogliere il carattere precipuo dell’inconscio, sconosciuto, che viceversa
vorrebbe afferrare “razionalmente”.
Se dovessi indicare l’elemento che in questo volume più mi ha colpito, direi che Sandler ha saputo
individuare un aspetto del pensiero di Freud, come poi in quello di Bion, di “onestà” intellettuale,
che, fra le altre cose, implica un notevole controllo delle istanze narcisistiche: la capacità di
riconoscere che i conseguimenti della propria ricerca non debbano essere considerati come
“invenzioni”, ma solo come “scoperte”, e, in quanto tali, passibili di essere condivise con altri
ricercatori, che in modo indipendente, e magari per altre vie, giungono alle stesse conclusioni. Lo
scienziato è testimone di una verità, non gli si può ascrivere nessun merito “inventivo”. Tutto ciò
mi appare molto importante in relazione al panorama della psicoanalisi, in particolare quella
contemporanea, dove alcuni hanno la pretesa di inventare nuovi “parametri” che dovrebbero
soppiantare i “vecchi”; e ciò di solito avviene attraverso un processo molto semplice: con
malafede o semplice ignoranza o mancanza di consapevolezza, concetti basilari e consolidati
vengono “rinominati”, e spacciati come nuovi, invenzioni dell’ultima ora di un preteso “genio”.
Basta cambiare
l’etichetta, e la novità è fatta!
In Freud la consapevolezza delle affinità con il pensiero di Schopenhauer, Brentano e Nietzsche è
talvolta semplicemente riconosciuta, e nel caso dell’ultimo talmente presente alla sua mente, che
volontariamente ha evitato di conoscerla troppo bene per paura di lasciarsi condizionare nella sua ricerca. Ma l’onestà intellettuale sta proprio in questo riconoscimento, che per forza due (o più)
menti ben educate e rispettose della verità, non possono che convergere in un risultato comune,
dato dalla verità a cui esse si riferiscono.
Si tratta di una visione Transdisciplinare, quella che Sandler utilizza nel suo lavoro. La
transdisciplinarità è cosa diversa dalla “interdisciplinarità”, dove ognuno porta una visione
aderente al proprio ambito coi suoi modelli; nella transdisciplinarità si cercano le modalità comuni
che esprimono una attività di base comune al di sotto di ogni ambito o modello, che viene
ritrovata in ogni passo del procedere umano verso l’apprensione della realtà, materiale e psichica,
nei vari ambiti in cui questa “pulsione epistemofilica” si esprime: nella filosofia, nell’arte, nella
matematica, nella fisica, ecc.
Il rispetto per la verità di cui progressivamente si può fare apprensione implica una profonda
consapevolezza della inesauribilità del processo che contraddistingue l’essere dell’uomo, ovvero
della irriducibilità dell’Inconscio – Unbewüsst, non conosciuto – che si sostanzia nella
fondamentale natura Paradossale della nostra condizione.
Il pensiero degli autori qui considerati, rappresenta per Paulo Sandler, l’humus del pensare
psicoanalitico.

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