Antonio Damasio (Adelphi, 2022)
Recensione di Elisabetta Bellagamba
L’ultimo lavoro di Damasio, da poco pubblicato, nasce dall’esigenza dell’autore di sistematizzare e sintetizzare il suo pensiero in merito al tema, a lui caro, della coscienza e dei processi correlati, ampiamente esposto nelle sue pubblicazioni precedenti.
Le considerazioni che l’autore sviluppa, nel corso del suo libro, partono da un paragone tra organismi unicellulari, dotati di intelligenza ma non di una mente, e gli organismi pluricellulari e multisistemici, dotati, invece, anche di una mente. Da questo paragone si dipana la riflessione sulla capacità di sentire i sentimenti e su come tali sentimenti sono esperiti. Il suo scopo, a questo proposito, sottolinea Damasio, non è esplicitare i correlati neurobiologici dei sentimenti, quanto piuttosto conoscere “i meccanismi funzionali che ci permettono di esperire nella mente un processo chiaramente localizzato nel dominio del corpo fisico” (p. 13).
Secondo Damasio ogni organismo vivente ha un primo livello di intelligenza e di cognizione tesa alla conservazione della vita che permette di sentire l’ambiente circostante. L’atto di sentire non è legato né alla percezione né alla costruzione di uno schema che rappresenti in un’immagine tale sentire. Con la venuta delle forme pluricellulari e multisistemiche, grazie all’evoluzione dei sistemi nervosi, che gli organismi hanno avuto accesso sia alla rappresentazione che ad una mente capace di coscienza. Gli organismi più elementari, pertanto, hanno un’intelligenza non esplicita e priva di coscienza, il passaggio ulteriore, ossia la creazione di una rappresentazione e di immagini, richiede la presenza di un sistema nervoso. È proprio l’installarsi della mente che apre le porte ai sentimenti e alla coscienza che sono alla base dell’intelligenza definita da Damasio esplicita.
L’autore propone, in modo speculativo, una sequenza di tre stadi evolutivi distinti: il primo stadio è caratterizzato dall’essere [being]; il secondo è dominato dal sentire [feeling]; e il terzo è definito dal conoscere [knowing]. Negli esseri umani, sottolinea, che tali stadi, in varie forme, si ripresentano e coesistono sia nello sviluppo che in vari momenti della vita.
Il primo stadio, quello dell’essere, è basato sul rilevamento, ossia sull’avvertire gli stimoli sensoriali, una forma minimale di cognizione che non comprende nessuna sensazione esplicita. Segue lo stadio del sentire e l’emersione dei sentimenti che consentono una forma di valutazione delle esperienze in, ad esempio, piacevole/spiacevole. I sentimenti contribuiscono, essendo radicati nella corporeità e orientati grazie ai canali sensoriali, alla costruzione del sé. Nel momento in cui tali stadi sono consolidati prende avvio il terzo stadio, relativo alla conoscenza. Grazie alla sinergia operativa di questa triade che può emergere l’esperienza. Quest’ultima implica, infatti, che il sentire, le immagini e gli schemi prodotti siano messi in relazione all’organismo del soggetto, ossia “riferite ad esso e collocate al suo interno” (p. 29). Gli schemi, costituenti della mente, sono le immagini non solo quelle visive, ma tutte le immagini risultanti dai canali sensoriali (uditivo, tattile, viscerale).
Gli organismi che hanno una forma elementare di cognizione e un’intelligenza celata non possono acquisire nè una conoscenza esplicita delle proprie azioni, né hanno la capacità di pensiero. Le azioni prodotte sono il risultato di un’intelligenza biologica volta alla sopravvivenza, ma l’organismo non ha nessuna idea del perché tale azione è stata eseguita, non ha nessuna raffigurazione all’interno. Infatti, la conoscenza diventa esplicita quando viene espressa, in una mente, sotto forma di schemi di immagini, con la capacità di ragionamento che implica la manipolazione logica delle immagini e porta ad una raffigurabilità del lavoro svolto.
La coscienza è un particolare stato della mente e quello di cui diveniamo coscienti sono i contenuti della nostra mente che è costituita da un flusso continuo di immagini.
Tali immagini nascono dalle percezioni di oggetti e azioni provenienti dal mondo esterno ma anche in risposta al mondo interno dell’organismo. In particolare, gli organi di senso percepiscono e la corteccia cerebrale organizza i segnali percettivi.
Nel momento in cui le immagini presenti nella mente vengono collegate e trasformate attraverso l’immaginazione creativa generando nuove immagini prendono forma idee e prodotti simboli. Ma può accadere, anche agli organismi dotati di una mente di utilizzare quella che Damasio definisce “intelligenza senza mente” (p 43), che si manifesta nei riflessi, nelle abitudini, nei comportamenti emotivi, nella competizione e nella cooperazione tra organismi.
Damasio, nel suo lavoro, differenzia le emozioni dai sentimenti. Le prime sono una risposta ad eventi percettivi o eventi richiamati alla memoria che innescano un insieme di azioni interne, involontarie come la contrazione della muscolatura, modificazione della frequenza cardiaca, della respirazione, volte al mantenimento dell’omeostasi; mentre i sentimenti sono delle esperienze mentali che emergono in seguito e accompagnano i diversi stati dell’omeostasi. I sentimenti sono distinti in sentimenti omeostatici e primari, quali la fame e la sete, e sentimenti emozionali, come la paura, la rabbia, la gioia che sono provocati dalle emozioni. I sentimenti, tuttavia, non sono puramente mentali quanto piuttosto degli “ibridi” di mente e corpo. Tale definizione dei sentimenti sembra richiamare la concezione freudiana di pulsione. Infatti, come i sentimenti sono ibridi così la pulsione è al limite tra lo psichico e il somatico (Freud, 1915). Nell’ottica di Damasio i sentimenti permettono di svincolare la relazione corpo-mente dalla visione dualistica cartesiana e nella visione freudiana le pulsioni garantiscono una spiegazione dei rapporti tra lo psichico e il somatico (Munari e Mangini, 2014). Inoltre, i sentimenti sono alla base della coscienza e del divenire coscienti, come verrà spiegato successivamente, e nel pensiero freudiano le trasformazioni che si attuano nel percorso pulsionale si manifestano nel pensiero simbolico (Mangini, 2015).
Secondo Damasio, la primissima fonte fisiologica dei sentimenti è un processo chimico integrato dell’interno dell’organismo, in particolare le molecole chimiche innescano tale processo ma non lo completano.
I sentimenti sono fondamentali in quanto hanno una funzione informativa contribuendo alla gestione della vita e, proprio, la loro qualità e intensità costituiscono delle valutazioni inerenti al processo di gestione della vita. Infatti, i sentimenti hanno un aspetto quantitativo e qualitativo. La gradazione qualitativa, definita valenza che può essere positiva (piacere) o negativa (dispiacere), permette al soggetto di dirigere le proprie azioni, stimolando una risposta. È possibile, secondo l’autore, esperire i sentimenti poiché la mente è cosciente, ma allo stesso tempo si è coscienti perché esistono i sentimenti.
È proprio la coscienza che “rende possibili le esperienze mentali, dal piacere al dolore, insieme a tutto quello che noi percepiamo, memorizziamo, richiamiamo e manipoliamo quando, nel processo di osservare, pensare e ragionare, descriviamo il mondo intorno a noi e dentro di noi” (p 83), ma soprattutto permette di conoscere. Secondo Damasio, a livello evolutivo, la coscienza si è sviluppata in risposta ai sentimenti, in particolare da quelli con una valenza negativa che risultano essere più motivanti a fornire risposte rispetto ai sentimenti di piacere. Infatti, l’esperienza umana della sofferenza, del dolore, la consapevolezza della propria finitudine che ha innescato, secondo l’autore, dei processi creativi che hanno prodotto la creazione di mezzi deputati a ridurre tali sentimenti. A questo proposito la teoria psicoanalitica ha più volte sottolineato il “valore” dell’angoscia, un’angoscia tollerabile, per la crescita psichica. Bion (1967), ad esempio, partendo dal considerare la situazione di fame patita dal bambino aggiunge che quando la pre-concezione innata si incontra con una realizzazione -offerta da un seno che soddisfa- si forma nella mente del bambino una concezione. “Concezione” che va però distinta dal “pensiero propriamente detto”. Delimiterò l’accezione del termine “pensiero” al congiungersi di una idea con una frustrazione … questo tipo di congiungimento viene percepito come “non seno” –un’assenza di seno dentro di sé … se la capacità di sopportare la frustrazione è sufficiente, il “non seno” interno diventa pensiero: questo pensiero mette a sua volta in azione un processo – la facoltà di pensare. ( p.171)
I sentimenti che giocano un ruolo fondamentale nella costruzione della coscienza hanno due origini. Una di esse è l’incessante attività che si svolge all’interno del corpo come il benessere, malessere, fame di cibo e aria, sete, dolore, desiderio, piacere. Come scritto in precedenza, questi sentimenti sono definiti dall’autore omeostatici. L’altra fonte dei sentimenti è l’insieme delle reazioni emotive che prendono avvio dai contenuti mentali, come le paure, le gioie, le preoccupazioni e permettono la costruzione di una narrazione interna al soggetto. Tali sentimenti sono noti come emozionali.
Ma cosa è la coscienza? Come specificato poco sopra “È un particolare stato della mente risultante da un processo biologico al quale contribuiscono molteplici eventi mentali (p.90)”. In particolare può essere sinonimo, spiega Damasio, di esperienza mentale definibile come uno stato della mente che ha specifici contenuti. Tali contenuti sono sentiti e hanno una specifica prospettiva. A questo proposito, tuttavia, l’autore definisce in modo chiaro i termini da lui adottati essendo spesso utilizzati sotto varie accezioni. Il termine mente è uno dei modi per descrivere la produzione attiva di immagini che hanno origine dalla percezione reale, dal recupero nella memoria o da entrambe. Le immagini che costituiscono la mente, scorrono in modo infinito e possono avere o meno traduzioni simboliche. Tali immagini (visive, uditive, tattili, verbali…) sono alla base della conoscenza.
Invece per prospettiva, Damasio, intende quella specifica prospettiva espressa attraverso le immagini e fornita dai sentimenti che viene assunta dal proprietario della mente cosciente.
La coscienza, alla cui base vi è la capacità di sentire, ha la funzione di aiutare l’organismo a governare la propria vita. Infatti, nel momento in cui l’essere vivente riesce a descrivere le proprie esigenze e a tradurre in azione la conoscenza, il suo campo di possibilità si amplia. La coscienza, grazie alla conoscenza esplicita e alla ragione, permette di identificare con chiarezza le esigenze e costruire la strada per la loro soddisfazione.
Damasio sottolinea che nella sua prospettiva il termine coscienza e il termine mente non sono sinonimi. La coscienza è un particolare stato della mente derivante da una modificazione del processo primario della mente. Pertanto, la coscienza descrive una specifica qualità della mente poiché non tutti gli stati mentali sono coscienti e non tutti i processi in atto nella mente sono arricchiti dalla conoscenza. Un’ulteriore precisazione che l’autore descrive in merito alla coscienza è che non è definibile come un mero stato di veglia, discostandosi dalla posizione di altri autori. Essere svegli e essere coscienti, anche se correlati, non sono totalmente sovrapponibili in virtù del fatto che la coscienza si riattiva quando la persona sogna. Pertanto si genera un paradosso si è addormentati ma si è coscienti.
In questo suo ultimo lavoro Damasio riprende la nota distinzione proposta in lavori precedenti proponendo una correzione, più che di coscienza estesa è maggiormente appropriato parlare di mente estesa. Questa precisazione nasce dal pensiero che il meccanismo alla base della coscienza, immagini che scorrono nella mente rese esplicite, è comune, ma ciò che cambia “sono la scala e la capacità dei nostri processi mentali resi necessari sia dalla quantità di materiali che ricordiamo e su cui stiamo lavorando, sia dalle forze dell’attenzione chiamate a intervenire – mentre, un frammento alla volta, interi quadri di musica, letteratura, pittura e cinema sono mentalmente abbracciati e resi nostri, appartenenti a noi, in altre parole, resi coscienti” (p. 107).
Un primo gradino per essere coscienti comporta un lavoro di integrazione delle componenti e dei contenuti mentali che porta con sé un ampliamento della capacità della mente, ma l’emersione completa della coscienza è il risultato della conoscenza che denota l’“organismo quale proprietario della mente” (p 116).
La coscienza può essere posta lungo un continuum che descrive i diversi gradi che corrispondono non solo al tipo ma anche alla quantità di materiale reso cosciente. Il grado è strettamente connesso dal legame che si instaura tra tipo di materiale presente e attenzione posta, a sua volta influenzata dall’affetto.
Questo ultimo lavoro di Damasio, con le dovute cautele e le dovute differenze date da un diverso paradigma e da un diverso punto di vista epistemologico, sembra essere affine alla teoria bioniana nella quale l’interesse centrale è per il passaggio dalla sensorialità al pensiero, così come Damasio è interessato a comprendere come dal rilevamento nasce la coscienza. In particolare vorrei soffermarmi brevemente sulla griglia di Bion così come viene presentata negli scritti, tra i quali elementi della psicoanalisi (1963) e trasformazioni (1965). Si potrebbe pensare alla Griglia come al passaggio tra il corporeo e il mentale, come un impulso nervoso, una sensazione data dalla percezione attraverso gli organi di senso venga trasformata in pensiero e raffigurata. Infatti le esperienze sensoriali, secondo Bion, sono organizzate secondo livelli crescenti di complessità grazie alla messa in opera della funzione alfa.
La griglia “realizza una specie di coordinate cartesiane” (Lupinacci, 2019 p.7) composta da un asse verticale e un asse orizzontale. Il primo asse descrive i livelli crescenti di complessità del pensiero, dal piano delle impressioni sensoriali a quello più astratto, e riassume in sé la filo- e l’ontogenesi del soggetto (Civitarese, 2012). Dagli elementi β si passa a elementi α, ossia ad immagini o pittogrammi visivi, uditivi, sonori, tattili, olfattivi, e poi ai pensieri onirici e quindi ai concetti e ai numeri. L’asse orizzontale, invece, esprime l’uso che si può fare dei pensieri, e in quest’asse merita particolare attenzione l’ultima colonna denominata “azione”. L’azione, specificano Civitarese e Lupinacci, può esprimere, come fa notare Bion, la realizzazione di un pensiero, partendo dal presupposto che il pensiero è un’azione di prova, come specifica Freud. Pertanto, trasformare le impressioni sensoriali in elementi alfa e poi in pensiero facendo un uso dello stesso come azione implicherebbe nella prospettiva di Damasio che l’essere coscienti di stati mentali non consapevoli porta ad ampliare il raggio di azione dei vari organismi al fine di governare la propria vita in modo maggiormente soddisfacente.
La questione, tuttavia, che rimane aperta è come si producano queste trasformazioni, e si rifà al problema difficile di cui Damasio e Northoff (2019) parlano nei loro scritti riprendendo il filosofo Chalmers, perché e in che modo i processi fisici che hanno luogo nel cervello danno origine all’esperienza cosciente? Come le impressioni sensoriali si trasformano in pensieri? Bion a questo proposito utilizza un termine insaturo funzione alfa.
BIBLIOGRAFIA
Bion, W.R. (1963). Elementi di psicoanalisi. Roma, Armando, 1973.
Bion, W.R. (1965). Trasformazioni. Il passaggio dall’apprendimento alla crescita. Roma, Armando, 1973
Bion, W.R. (1967)- Una teoria del pensiero. In Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico. Armando Editore Tr. it. 1970
Civitarese, G. (2012) La Griglia e la pulsione di verità. Rivista di Psicoanalisi 58:335-360
Freud, S. (1992). Pulsioni e loro destini (1915). Metapsicologia. Opere, 8. Bollati Boringhieri
Mangini, E. (2015). Elementi dell’esperienza psicoanalitica: pulsione, immagine, parola poetica. Libreria Cortina.
Munari, F., & Mangini, E. (Eds.). (2014). Metamorfosi della pulsione. FrancoAngeli
Northoff, G., & Scalabrini, A. (2019). La neurofilosofia e la mente sana: imparare dal cervello malato. R. Cortina.
Lupinacci, M. A. & Bancheri, L. (2019) Un caso particolare di impasse e la Griglia di Bion come strumento di lavoro. Rivista di Psicoanalisi 65:529-547