Relazione presentata al seminario di Formazione Psicoanalitica – Pisa, Piazza Martiri della Libertà, 5 Marzo 2011 “Derive della sessualità” Seminario di Formazione Psicoanalitica Pisa, 5 Marzo 2011
Il disagio della sessualità
Marta Capuano
E’ nella sessualità che credo ci sia il sintomo del Disagio della Civiltà: proprio perchè la sessualità umana si pone nel crocevia di natura e cultura, fra disposizione ereditaria e vicende individuali maturative, e relazionali. E’ passato più di un secolo dalla pubblicazione dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) considerato il lavoro più importante di Freud dopo l’interpretazione dei sogni. Non è facile riassumere in poco tempo tutto il pensiero e l’evoluzione del pensiero psicoanalitico sulla sessualità, e il titolo di questo seminario, titolo volutamente insaturo , ne è l’espressione. Perchè insaturo? Ritengo che a tutt’oggi le problematiche inerenti alle derive della sessualità siano ancora molto incerte, che abbiamo bisogno di una maggiore riflessione sia dal punto di vista teorico che clinico, oltre che un collegamento più puntuale con altre discipline. La teoria sessuale come Fornari ha detto permea di sè tutta l’opera di Freud: essa costituisce il cuore della formazione del sintomo nevrotico, degli istinti ,del sogno e dell’arte, della formazione dell’angoscia e del significato della cultura umana in generale. Se L’interpretazione dei sogni è in Freud il discorso del Desiderio, i Tre Saggi sono il discorso sulla Pulsione, elementi che poi si intersecheranno nella sua opera: Freud forse non propose una nuova teoria sulla sessualità, ma ne segn la differenza dal punto di vista psicoanalitico come del resto aveva fatto per l’inconscio. Sconvolgendo il suo tempo, tanto che fu accusato di pansessualismo, F. attribuì un ruolo centrale alla sessualità infantile, affermando che le pulsioni rimosse nei nevrotici sono di natura sessuale e che la sessualità dell’adolescente e dell’adulto è fondata sulla sessualità infantile. La scoperta del ruolo precoce svolto dalle zone erogene induce F. a ritenere che esista nel bambino una disposizione perversa polimorfaÓ, che significa in modo non patologizzanteÓ che le diverse parti del corpo del bambino presentano fin dall’inizio della vita una sensibilità particolarmente intensa all’erotizzazione, in attesa che le zone erogene siano subordinate all’organizzazione genitale destinata ad unificare la sessualità. Quando afferma che il lattante attaccato al petto della madre è diventato il modello di ogni rapporto amorosoÓ descrive una relazione con l’oggetto parziale precoce, il seno materno sostituto della madre. Ma descrive anche come dalla rinuncia al seno e scoprendo la persona della madre nella sua totalità, vi sia il passaggio da una relazione con l’oggetto parziale ad una relazione con l’oggetto totale. Cioè l’insieme dello sviluppo psicosessuale del bambino prevede che la pulsione si instauri con oggetti parziali di natura essenzialmente pregenitale e nel corso di una lenta evoluzione esso porterà a una sintesi delle correnti libidiche e affettive in una scelta di oggetto d’amore. L’ambivalenza affettiva di amore e di odio caratteristica dell’amore oggettuale a livello pregenitale si stempererà nella contrapposizione tra corrente di tenerezza, propria delle pulsioni parziali infantili, e la corrente sensuale dall’altra.
Se pur Freud trova l’infantile nel nevrotico, forse possiamo leggere questo Infantile non come fase primitiva che dovrà essere superata e lasciata alle spalle, ma come una dimensione immaginativa onnipresente nel seno dello sviluppo psichico (Guignard, ’96) o come una sex che ignora il tempo (J. Andrè, 2009).
Riprendendo da un scritto di De Masi e riassumendo
In un primo periodo, Freud individua nella sessualità l’agente patogeno della nevrosi, di cui teorizza l’eziologia traumatica (poi modificata). La sessualità cui fa riferimento è quella del linguaggio convenzionale, del desiderio sessuale e amoroso rimosso. Questo gli ha permesso di dipingere lo sviluppo di numerose forme del piacere sessuale, legate non soltanto alle zone erogene, ma all’insieme del corpo, come mostra lo spostamento delle zone di piacere nell’isteria.
Nel secondo periodo Freud avanza una teoria generale dello sviluppo dell’individuo, che ha come base la psicosessualità e la libido come espressione della pulsione. Nella teoria libidica, e in armonia con il primato del principio del piacere, la sessualità si amplia e include ogni forma di piacere corporeo. Tutte le forme sensoriali di piacere sono componenti primitive della libido: anche il piacere sensoriale di succhiare del lattante è espressione di sessualità.
In questo modello pulsionale la sessualità è considerata come un processo unitario: è la differenza quantitativa, la quantità di eccitazione, che spiegherebbe i diversi quadri psicopatologici. . La teoria pscicoan delle pulsioni rappresenta una rottura del paradigma e il concetto delle pulsioni fa sortire la definizione della sex dai limiti del quadro biologico e la situa nel territorio dello psichico, meglio, al limite fra il somatico e lo psichico (Freud, 1905).
Il terzo periodo coincide con la svolta del 1920 (Freud, 1920): la sessualità, contrapposta alla pulsione di morte, viene a coincidere con la forza positiva dell’amore che tiene uniti e che si oppone alla distruttività che tende a slegare e disunire.
La sessualità non è più una forza primitiva e aggressiva, la pulsione parziale perverso-polimorfa, ma è Eros in continua lotta con Thanatos.
. Mentre per Freud è la sessualità che organizza la psiche, per Melanie Klein è la psiche che organizza il tipo di sessualità. Il bambino della teoria kleiniana è mosso dall’amore o dall’odio; la prevalenza di una delle due posizioni sarà determinante per l’orientamento della sua sessualità. In particolare, Melanie Klein sostiene che, quando l’ansia nel bambino è troppo elevata, l’ingresso nella sessualità non rappresenta un vero sviluppo, ma piuttosto una difesa, una fuga dall’eccesso di angoscia. Questa intuizione ha aperto la strada alla possibilità di distinguere uno sviluppo sessuale normale dalla fuga nella sessualità, ossia una modalità non relazionale e autoeccitatoria.
Winnicott, che mettendo al centro dello sviluppo umano il contributo dell’ambiente che ha origine nelle relazioni reali tra madre e bambino e dà un considerevole peso ai cambiamenti fisiologici come parte delle condizioni perchè emerga una struttura psichica, è attento alla sessualità e in particolare alla sessualità infantile. (e alla strutturazione di derive patologiche). Ricordiamo come Winnicott descriva nella normale maturazione infan una trasposizione tra i primi fenomeni autoerotici (suzione del pollice, giochi con oggetti da morbidi a duri) implicante un lavoro mentale necessario per trasformare un oggetto est. in un oggetto interiorizzato, indispensabile per la stabilità del sè. Il fallimento di questa fase maturativa potrà portare successivamente a vari disturbi comportamentali e istintuali.
Genericamente gli analisti che sono venuti dopo Freud (per esempio Klein, Bion e Winnicott) danno più rilievo agli aspetti relazionali ed emotivi nello sviluppo. Di fatto l’esperienza sessuale del bambino non è negata, ma non è più considerata così importante ai fini dello sviluppo.
Oggi la rilettura dei Tre saggi tende a porre nuovamente l’attenzione sulla centralità della sex infant per lo sviluppo psichico: pur concordando che la sex infant costituisce la base dell’esperienza fondamentale per la costruzione della vita psichica, non è una fase precoce da superare. Nutre tutte le relazioni, gli conferisce una base sensoriale e gli dà un senso. Il legame sex-relazione d’oggetto è inevitabile per il fatto che l’esperienza sex costituisce un medium per una esperienza dinamica del sè (self) e dell’altro.
Riprendendo da Petrella , la teoria psicosessuale ci ricorda ancora oggi che il piacere è l’esperienza fondante decisiva dello psichico e che il corpo è la fonte e la sede di questo piacere, con vincoli e limitazioni che stanno sicuramente in rapporto con l’oggetto, ma anche nel corpo stesso che articolerà l’esperienza secondo la propria specificità
Le nuove riflessioni e elaborazioni sulla sessualità ripropongono il problema del rapporto tra la clinica e la teoria: da cui deriva l’utilità di ri- esaminare gli aspetti teorici dei Tre saggi alla luce della clinica psicoanal. . E’ utile descrivere il ruolo assegnato alla sessualità nei diversi modelli teorici e differenziare la sessualità nella clinica dalla sessualità nella teoria con una particolare attenzione alla sessualità patologica
E’ chiaro che in questo lavoro introduttivo non è possibile fare una disanima delle complesse e articolate posizioni degli autori contemporanei: sicuramente con le due relazioni della mattinata e con il pensieo degli autori saranno toccati molti punti e percorsi dello stato dell’arte..
Dal canto mio far solo una brevissima sintesi dell’insieme delle teorie psicoanalitiche che riguardano i disturbi della sessualità , suddividendole in tre gruppi fondamentali 1: 1( Traggo questa suddivisione dal libro La perversione sadomasochistica (1999) di franco de Masi
a) Nel primo gruppo le teorie seguono il modello psicosessuale, fedeli agli enunciati di Freud, e considerano i disturbi della sessualità come la cristallizzazione delle tensioni libidiche e aggressive che caratterizzano lo sviluppo della sessualità umana. Il contributo di Janine Chasseguet-Smirgel (1985) rappresenta la più moderna e coerente versione di questa prospettiva teorica, in cui la perversione non appare puramente come un reliquato della sessualità infantile, ma viene trattata come una virtualità comune alla condizione , inerente al nucleo perverso latente in ciascuno, che pu attivarsi in determinate circostanze, non solo individuali, ma anche in periodi di crisi della storia umana.
b) Nel secondo gruppo le teorie relazionali mettono l’accento sulla funzione difensiva della sessualità, considerando fondamentali per la comprensione della perversione le angosce che minacciano l’identità personale. A questa posizione appartengono autori che si richiamano al pensiero di Winnicott e altri, come gli psicoanalisti nordamericani, che seguono le teorie di Kohut. Per quest’ultimo autore la perversione è una relazione oggettuale narcisistica potenzialmente diretta verso forme più integrate di strutturazione del Sè.
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Bollas (Hysteria, ’99), parlando dell’isteria e a proposito di questa, ci dice che nell’isteria il corpo non è implicato in una relazione sex con l’altro, ma investito d’una energia e interesse autoerotico, comparabili alla pulsione di morte.: gli oggetti non sono cercati per creare relazioni dove il vero Self pu esprimersi, ma utilizzate per estinguere il desiderio.
Green colloca il problema all’interno del contesto dell’incontro tra due soggetti, dove la sex infant dà luogo a una ricca raccolta di fantasmi collettivi e individuali e di pensiero sessualizzato e costituisce una incitazione potente all’attivitàÓ.
McDougall afferma che c’è trauma nella ricerca dell’alterità, ricerca che, nell’arte come nella vita, richiede lo sviluppo di neo-sessualità sotto forma di tentativo di risoluzione di fronte al desiderio potente di possedere ci che è diverso dal proprio self. .
c) Altre correnti di pensiero considerano la perversione, che si struttura come un’organizzazione psicopatologica della personalità, una sessualizzazione del potere e della crudeltà.
Venendo ai nostri giorni, non possiamo trascurare come il concetto di attaccamento e la tradizione della ricerca empirica abbiano costituito un nuovo centro di interesse negli studi sul bambino che forse potrebbe impedirci di vedere cosa pu esser proprio del sessuale. Holmes (1998) suggerisce che un nuovo modello dei processi terapeutici dovrebbe concentrarsi sul concetto di attaccamento: secondo questo modello la sex infant si troverebbe definita meno come sessualità, che come schema d’attaccamento. Qsto punto di vista, estremo, indicherebbe che il concetto di attaccamento segna una rottura non solo con la teoria classica delle pulsioni, ma anche col concetto d’inc che fa parte integrante del concetto di pulsione e della teoria della sex infantile.
Oggi questa posizione si è un po’ ammorbidita. C’è un tentativo di aggiustare il concetto classico di pulsione agli studi della relazione reciproca madre/bamb fondati sull’attaccamento e un inizio di interesse per il problema della sex infant (White 2005 Fonagy; TargetÉ) ( E’ Widlocher che spiega i problemi che sorgono qdo cerchiamo di combinare i p.d.v. della teoria dell’attaccamento e il concetto di pulsione).
Il concetto di pulsione non esclude un p.d.v. intersoggettivo. E molti cercano di combinare i concetti di autoerotismo e narcisismo primario con la teoria del periodo infantile nello sviluppo psicosessuale.
Partendo da Bowlby, Target e Fonagy propongono un modello di sex legato alla teoria della mentalizzazione e alle osservazioni dello sviluppo del piccolo bambino (neonato). Ispirati da Laplanche, per il quale lo sviluppo psycosex del bambino si fonda sull’intersoggettivo e sulla comunicazione madre/bambino, riconsiderano il significato della sex. Tuttavia il tentativo di integrare Laplanche, la cui teoria descrive come la madre introduce la sessualità nella vita del bamb attraverso la seduzione, con la teoria dell’attaccamento e mentalizzazione solleva alcuni problemi che mettono in luce le sfide alle quali la teoria della sex infantile ci invita oggi a confrontarci. Di questi aspetti ne parlerà la dott. Zontini nella sua relazione, compreso l’apporto di Scarfone (2000) che suggerisce di distinguere la sex infant, come precursore cronologico di qla adulta, da quella che è l’oggetto proprio della teoria psicoanalitica, cioè l’aspetto infantile della sex, sia che si parli del bamb o dell’adulto.
Ancora Stein suggerisce di concentrarsi sull’oggetto Ð oggetto che dà alla sex una alterità e il sentimento di qsa d’insondabile che viene contemporaneamente dall’esterno e dall’interno. Per Stein la teoria di Laplanche non è una teoria dell’interazione reciproca nella diade madre/bamb, nè una teoria sul bamb in quanto sistema chiuso e senza oggetto. La sex viene dal mondo esterno, dall’adulto, ma non è tuttavia un avvenimento reale o traumatico. L’inizio della sex è contemporaneamente diffuso e strutturale perchè è una situazione primaria ma senza una origine che si possa datare empiricamente. L’incontro del bamb con i significati della madre attraverso il suo corpo e i suoi fantasmi dà luogo alla sex del bamb perchè il bamb deve lasciarsi sedurre dalla dedizione enigmatica della madre. E’ lei che provoca i fantasmi del bamb, precisamente perchè il bamb non comprende il significato del desiderio che lei esprime con il suo amore.
E veniamo alle derive della sessualità
La sessualità, che è soprattutto un’espressione del mondo interno, pu a mio avviso considerarsi Perversa solo quando prevalgono le componenti interessate al potere e alla svalutazione dell’oggetto. A questo proposito vi invito a ri- leggere il libro della nostra collega scomparsa S. Filippini Relazioni PerverseÓ.
Oggi si tende ad estendere la nozione di Perversione a tutti quei comportamenti violenti che usufruiscono di una erotizzazione, questo perchè non esiste una perversione che non implichi la violenza, seppure con varie espressioni sintomatologiche nella clinica. Ma la violenza, il tentativo di erotizzazione della rabbia, l’agito sono tratti caratteristici della perversioni. Credo ed è una mia opinione personale che sia molto importante porre attenzione controtrasferalmente al modo in cui nella relazione terapeutica i perversi inducono all’agire e come questo sia utile per dare accesso al sintomo e iniziare a decostruirlo. Altrimenti la terapia che spesso questi paz. abbandonano, serve solo da palcoscenico alle loro esibizioni, a volte rafforzando il nascondimento della patologia.
Bisogna inoltre differenziare la perversione dalla perversità, che fa invece parte del funzionamento mentale che potrebbe avere la tendenza ad organizzarsi in una vera e propria perversione. (Meltzer, Smirgel, Khan).
. Proprio nel campo della vita sessuale si incontrano difficoltà particolari se si vuol tracciare un confine netto tra la mera variazione all’interno dell’ambito fisiologico e i sintomi patologici. Come dice Scalzone, il problema delle perversioni o meglio delle espressioni cliniche della struttura perversa di personalità, costituisce una delle ultime frontiere della clinica e della teoria psicoanalitica; lascio ai relatori l’approfondimento di alcuni aspetti di queste tematiche.
Qui mi fermo, ma non senza rammentare (gaburri-ambrosiano) che quello che incontriamo nella clinica , nelle nostre stanze, ed è forse quello che maggiormente mi interessa, più che perversioni vere e proprie sono lo spaesamento e il dolore psichico che prendono la via di sintomatologie della sessualità. Penso che queste deriveÓ siano un rifugio in non luoghiÓ che stanno anche per il non tempoÓ, come negazione del tempo e della morte. Evidenziabile dall ‘onnipotenza che traspare da frasi come meglio esser soliÓ che in relazione con qualcuno.
In questo senso la sessualità dall’essere uno scambio intimo, tenero e appassionato con l’altro, diventa ,degradandosi, un modo per non avvertire la paura e la difficoltà di esistere in quanto individuo unico e specifico.
Il nostro compito ritengo rimane quello di tener comunque viva la spinta ad esistereÓ piuttosto che la spinta all’atto e all’agireÓ, spesso intrinsecamente violenti, o la spinta al ritiro sessualizzato, cercando innanzitutto la reintegrazione delle parti scisse. Un lungo lavoro, dove forse alla fine la parola che include sia il simbolico che l’immaginario e il reale, potrà continuare ad esprimere il suo valore e potere, e rappresentare forse un nuovo inizio.
Se tutto ci vi interessa, rimaniamo sintonizzati.